Il capitale umano

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È uscito ieri nelle sale cinematografiche il nuovo film di Paolo Virzì, Il capitale umano, thriller tutto italiano liberamente ispirato al libro omonimo di Stephen Amidon. Il film, il primo in cui il regista livornese fa i “conti” col nord Italia, è stato applaudito dalla stampa dopo la proiezione.

Il capitale umanodi Paolo Virzì, Ita 2013, 116′

Soggetto: Stephen Amidon

Sceneggiatura: Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo

Produzione: Rai Cinema, Motorino Amaranto, Indiana Production

Distribuzione: 01 Distribution

Fotografia: Jérôme Alméras

Montaggio: Cecilia Zanuso

Musiche: Carlo Virzì

Cast: Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Bebo Storti, Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli, Giovanni Anzaldo

 

Immobiliaristi parvenu, manager senza scrupoli e una latente ricerca di far emergere una cultura umanistica: benvenuti al Paolo Virzì thriller show.

È una sera prima della vigilia di Natale e un SUV sperona un ciclista che carambola ai bordi della strada in fin di vita. Chi era alla guida di quell’automobile? Il giovane figlio di uno squalo dell’alta finanza brianzola oppure qualche suo amico? Oppure, ancora, la sua fidanzata, figlia di un immobiliarista senza scrupoli e abbagliato dal fagocitante tintinnio esistenziale di una cascata di euro?

È questo il fittizio caso di cronaca da cui nasce l’ultimo film di Virzì; una pellicola che non muove in maniera diretta verso la scoperta dell’assassino, ma che vuole mostrare, piuttosto, la sua emersione attraverso i giochi a incastro e la ricostruzione a puzzle dei vari personaggi, il tutto connotato da uno scenario da speculazione economica, quello della Brianza, freddo e davvero azzeccato. Con la sua struttura a capitoli – ben congegnata nonostante la soluzione non sia originale – volta a svelare la verità, il film non procede mai verso una definizione melodrammatica della storia del ciclista: ci troviamo infatti di fronte a un’ironia beffarda che fa emergere, come lo definisce il regista, un «dark humour» in cui l’espiazione della colpa, alla fine, è assoluto vincolo necessario nell’assenza di un giudizio moralistico e di una visione apocalittica della società. Una pellicola, questa, lontana anni luce dai “romani” Tutta la vita davanti Tutti i santi giorni e dai “livornesi” Ovosodo La prima cosa bella.

Per Virzì, oramai completamente maturo dietro la macchina da presa e che trae giovamento dall’ottimo lavoro di sceneggiatura, in questo film vi è una «ricerca di un tono diverso rispetto al solito» che trae spunto da «Chabrol e i grandi cineasti ebrei americani».

Il cast stellare di cui si compone Il capitale umano è nel gioco delle coppie e nella divisione maschile/femminile assolutamente speculare: da una parte abbiamo la ricerca di una tessitura relazionale della ricca quanto delusa Carla Bernaschi – Valeria Bruni Tedeschi – e della psicologa Roberta Morelli – Valeria Golino –, dall’altra abbiamo invece lo “squalismo” di Giovanni Bernaschi – Fabrizio Gifuni, marito della prima – e l’incoscienza di Dino Ossola – Fabrizio Bentivoglio – compagno della seconda. Alla cultura umanistica delle prime e alla loro inconsapevolezza sulle azioni economiche dei rispettivi compagni si contrappone, evidenziando una sincronica quanto superficiale lacerazione dei rapporti, l’assidua e frenetica ricerca dell’agiatezza economica dei secondi, caratterizzati l’uno da quella tipica patina di grottesco con cui sono dipinti nei film gli uomini dell’alta finanza italiani, l’altro da un viscidume ben oltre i limiti della sopportazione e tipico di un certo tipo di italiano medio.

Il capitale (è) umano. L’aspetto più interessante del film è dunque riscontrabile in quello iato minuscolo posto tra la fittizia copula e la parte nominale: il capitale è, tra omissione di soccorso ed emissione di denaro, umano. Come si afferma durante la conferenza stampa: «se c’è un capitale umano, probabilmente ce n’è anche uno disumano». Ai due capitali, senza alcuna retorica disfattista e becera, non resta altro che con-fondersi in una incontestabile mostruosità economico-naturale: Il capitale (dis)-umano.

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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