6 Artista | Davide Stucchi-Helena Hladilová

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Artista: Davide Stucchi e Helena Hladilová, vincitori della quarta edizione di 6ARTISTA

A cura di Marcello Smarrelli

10 aprile – 18 maggio 2014.

MACRO via Nizza 138, Roma, Project Room 2

Reportage fotografico a cura di Daniela Manciati

Nella sala bianca occupata dalla doppia personale dei vincitori dell’ultima edizione di 6ARTISTA la prima cosa che si avverte è l’odore pungente di plastilina che ricopre la tavola di legno divisa in 13 sezioni e posizionata quasi al centro della sala: Capping, di Helena Hladilová. Alcune delle assi che compongono la tavola sono state dislocate lungo i muri: dei quadri caduti a terra, forse residui di readymade composti dalle piastrelle martoriate dai pennarelli beffardi degli avventori di un bagno pubblico lungo una strada a scorrimento veloce.

Capisco, crittografando le sovrapposizioni di scritte e disegni – campeggiano molti SEX tra un teschio finemente disegnato e un ano particolarmente dettagliato – che il titolo vuole essere un invito: vieni qui, lascia il tuo segno, fammi vedere chi sei.

E mi piacerebbe trovare in queste incisioni la stessa magia misteriosa e indecifrabile che traspirava dalle pitture rupestri della Grotta di Chauvet, con quei corpi di animali disegnati al buio e restituiti al vigore originario del gesto di chi per primo pensò di lasciare un segno su una superficie dall’incisiva narrazione di Werner Herzog (Cave of forgottendreams, 2010). Ma tutto ciò che vedo è l’assurdità, l’apatia, la gratuità dei rari volti di animali disegnati: nessun fascino, solo maschere grottesche. Specchio fedele di un’epoca che vorrebbe conoscere la sua fine ma è troppo sfinita per spingersi fino al limite. 

Davide Stucchi dispone in linea retta e con meticolosa precisione compositiva una serie di oggetti visibilmente usurati, insensatamente usurati, e rotti, su di un supporto parallelepideo di gesso bianco. Ma da questa serie di elementi, che sembrano mantenersi in equilibrio a caro prezzo, sembra promanare più malinconia che contestazione. Per rendere giustizia al tradimento degli Oggetti traditi proposti, bisogna prendere sul serio questi oggetti spezzati – quello che sarebbe stato il loro uso, e ciò che sono ora. Forse il tempo della messa in questione dello statuto dell’opera d’arte deve finire, affinché l’opera stessa torni a essere dispositivo efficace di messa in questione dell’uomo, in quanto produttore, in quanto utilizzatore, in quanto traditore di oggetti e del mondo che compongono.

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Autore

Giulia Belloni

« Art et politique tiennent l'un à l'autre comme formes de dissensus, opérations de reconfiguration de l'éxperience commune du sensible» Jacques Rancière, Le spectatuer émancipé (2008).

1 commento

  1. Pingback: Davide Stucchi: Ready made e tradizione |

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