AMORE E STUZZICADENTI

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UN APPARTAMENTO IN CITTA`

di Giuseppe Drago

regia Marco Carlaccini

con Patrizia D’Orsi e Marco Carlaccini

musiche originali Claudio Rovagna

scena Luisa Taravella

costumi Antonella D’Orsi Massimo

Produzione Compagnia Ginepro Nannelli

Dal 22 al 27 maggio 2012 h 21,30 (domenica ore 18,00)

Casa delle culture – Roma

«Si avvisano gli spettatori che stuzzicadenti e cameriera sono stati depennati dalla commedia». Il palco è spoglio. Un ex venditore di stuzzicadenti entra in scena e sul fondale inizia a delinearsi una scenografia virtuale fatta di disegni variopinti. L’uomo bussa alla porta di un appartamento qualunque e ad aprirgli è una donna apparentemente sconosciuta. Una porta, poi degli alberi, poi una vasca da bagno e l’appartamento in città del titolo si trasforma in uno spazio surreale.

Inizia un dialogo serratissimo tra l’uomo e la padrona di casa. Frasi del testo si materializzano sullo schermo, prima di essere pronunciate dagli attori. I due non si conoscono, eppure qualcosa sin dal primo istante sembra unirli. Si affollano sul palco tante parole: parole scritte, parole dette, parole meccaniche o meditate, parole che restano sulla punta della lingua, impronunciate.

La donna è sola, ma il marito potrebbe arrivare da un momento all’altro, il che la tiene in una tensione da Vaudeville, come lei stessa osserva. I personaggi hanno un’estrema consapevolezza. Parlano di se stessi come se si conoscessero a fondo. Se conservano ancora qualche incertezza riguardo la loro condizione di uomo e di donna, non sembrano averne rispetto alla loro natura di personaggi.

Tra guizzi metateatrali e prepotenti trovate stilistiche, l’autore entra nella vicenda. La riflessione sul teatro irrompe sulla scena. Una scena che non irretisce lo spettatore, ma lo rende complice, partecipe di ogni meccanismo, di ogni riflessione. Autore e attori si mettono a nudo, rivelando anche le difficoltà. Come si può esprimere un concetto, uno stato d’animo, un pensiero, se non delimitandolo entro chiari confini al limite dell’approssimazione, al limite dell’imprecisione, ai limiti del nonsenso?

I due personaggi parlano, parlano, riempiendo ogni attimo, impedendo che il silenzio li costringa a ricordare. I ricordi però affiorano. Non basta spolverare maniacalmente tutta la casa, un giorno la polvere ci sommergerà.

Il tono da sciantosa della protagonista femminile (Patrizia D’Orsi), la vena surreale dell’intera vicenda e l’accompagnamento musicale (dal vivo) da film muto danno vita ad uno spettacolo molto frizzante. Un’ironia di fondo rende sottili le numerose riflessioni, che vengono offerte con garbo ad un pubblico che osserva attento i due assurdi personaggi, scoprendo che tanto assurdi in fondo non sono, e nei qual, a conti fatti, ci si può anche un po’ riconoscere.

 

 

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