Speciale TdV9 | Intervista a Walter Paradiso – Circuiterie

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In occasione del festival Teatri di Vetro 2015 – TdV9 – che si svolgerà a Roma dall’1 al 15 novembre 2015 occupando spazi quali il Macro di Testaccio, l’Opificio Romaeuropa, Carrozzerie N.O.T., il teatro Vascello, la redazione di Nucleo Artzine ha intervistato gli artisti ospiti di questa nuova edizione della rassegna di musica/danza/teatro che è alla sua nona edizione. Il titolo scelto dallo staff di TdV9 è “La comunità che viene”, che pone l’accento sul bisogno concreto di creare una comunità artistica a cui potersi rivolgere, che possa costruire continuamente spazi di creazione, ridefinendo il proprio terreno di lavoro e la propria pratica.

La prima giornata del festival vedrà l’alternarsi, presso gli spazi del Macro, di artisti che intraprenderanno un percorso performativo di tipo sonoro e musicale. Lo spazio per il suono e il suo tempo renderanno l’atmosfera del museo capitolino onirica e pregna d’echi, voci, ripetizioni. La redazione ha deciso di far parlare di sé gli artisti coinvolti, sottoponendogli tre domande sulla poetica, l’esperienza e il rapporto con il topic del festival.

L’Orchestra Circuiterie, che abbiamo deciso di intervistare per voi, sarà presente a questa giornata, condita di appuntamenti variegati e mutevoli, come la sonorizzazione live del lavoro visivo Wells di Walter Paradiso.

Cicuiteria Orchestra Wells1 

1- Portare la propria musica e la propria ricerca sonora all’interno di un contesto spaziale come quello del Macro non è una cosa che capita tutti i giorni. Come si inserirà il tuo lavoro in questo contesto inusuale per un compositore?

 “Circuiterie” è un collettivo di musicisti che nasce con l’intento di promuovere la sperimentazione della musica, del suono, del linguaggio, mettendo in relazione la scena più sperimentale (non solo quella italiana, ma anche quella d’oltre Europa) con luoghi e contesti differenti, anche estranei all’Arte. Partecipare a Teatri di Vetro, e al tempo stesso al Macro, la consideriamo un momento di dialogo con gli artisti che vengono da fuori. A scapito delle cronache di questi ultimi mesi, che ritraggono Roma come una città sonnacchiosa e stretta in una morsa che racchiuderebbe tutti i mali del nostro Paese, questa città in realtà registra un alto livello di proposta culturale, dalla ricerca sul suono, a quella nella danza, nelle arti elettroniche/visive, nel teatro; gli attori che stanno scrivendo la scena culturale vera di questi ultimi anni dimostrano una capacità sorprendente di innovare i linguaggi, le tecniche, il pensiero.

In questo senso il Museo Macro rappresenta uno luogo ideale. È uno spazio che è stato riscritto nella sua topografia, orizzontale e verticale, passato e presente. Questo non può che mettere a suo agio un’artista che lavora con il suono, sia esso concreto, elettronico, che scaturito da strumentazione “tradizionale”.

C’è da dire inoltre che il museo oggi è testimone di un percorso mentale che lo fa ritornare a quello che erano le sue origini. Nel corso dei secoli ha assunto infatti significati e funzioni diverse, ha cambiato forma, e con essa il tempo di ascolto e di ricezione di ciò che proponeva. Quello che stiamo assistendo è una riappropriazione del luogo museo come tempio di ricerca, di educazione/formazione, come avveniva nel mondo greco. La dimensione della conservazione e della tutela rimane, ma in una prospettiva nuova, meno attratta dall’ostentazione del patrimonio o del prestigio culturale e più vicino alle persone. Circuiterie parte anche da qui, saremo al Macro per incontrare le persone.

 2- Di fronte a cosa si troverà il pubblico che prenderà parte all’evento?

Per questo appuntamento portiamo un mio progetto. Essendo l’artista visivo del collettivo, porteremo un video, Wells, un viaggio ai limiti della fantascienza per riscoprire cosa possiamo ancora incontrare di bello nel nostro pianeta. Quello che ho cercato di raccontare è che la bellezza (parola da decenni tristemente abusata) la possiamo incontrare nel mondo quotidiano, negli oggetti di uso comune, nella gente della strada, ma perché questo avvenga, si deve scendere negli abissi dell’immaginario, liberandosi dalle infinite distrazioni e inutilità. L’opera ritrae la discesa verso questi abissi, cavità sotterranee, antri di palazzi di città antichissime, viaggi verso pianeti sconosciuti immersi in un universo freddo. Nessuna immagine è generata dal computer, non è un viaggio virtuale, ma un cammino che è stato compiuto nel vero senso della parola! La sonorizzazione dal vivo ad opera dell’Orchestra Circuiterie incontrerà il video proprio su questo piano. Il concerto per Conduction, condotto da Roberto Fega, è un processo di scrittura improvvisativa del suono che opera non necessariamente attraverso la notazione musicale, quanto piuttosto tramite la forma del suono, i movimenti timbrici, la gestualità che sono insiti nella sua creazione e spostamento nello spazio. È un modo di intendere la dimensione acustica in termini fortemente visivi, capace di guidare lo spettatore sul piano di un’immaginazione che lavora sul visivo, sull’acustica, sul tatto. L’orchestra suonerà attraverso diverse tipologie di elaborazione elettronica del suono, voci, oggetti, percussioni, chitarre elettriche ed acustiche.

3- La campagna di promozione tramite social network di Teatri di Vetro 9 si è basata ironicamente sull’assenza all’interno del Festival di personaggi come star o intellettuali/artisti, magari già morti. È questo un evidente riferimento al passato e all’oggi. Come si rapporta invece la tua/vostra presenza al Festival rispetto al suo titolo – «la comunità che viene» –, che ci sbilancia fortemente verso il futuro? Verso che tipo di possibile o impossibile – seguendo l’hashtag #lacomunitàchenonviene – comunità ci stiamo proiettando?

Quest’opera che portiamo vuole proprio essere un messaggio per la comunità che viene, anzi, per le comunità che vengono. Una sorta di istruzioni per l’uso o un vademecum per chi trova il coraggio di testare qualcosa di libero, non ignorando ciò che ci ha preceduto, ma guardandolo in maniera critica, stabilendo cosa è giusto preservare e cosa no. Il mondo sta cambiando ad una velocità vertiginosa, ma più che preoccuparsi di non esserne tagliati fuori, è importante riconoscere il volto di ciò che veramente può far bene alle varie piccole infinite comunità oggi presenti. È difficile orientarsi perché è difficile capire quale strada abbiamo scelto di percorrere. Se la perdita di sé avviene perché troppo vicini a chi urla, i volti più belli spesso e volentieri sono quelli che parlano nel silenzio.

Dove? Macro, via Nizza 138, Sala Cinema.

Quando? 1 novembre 2015, h 16:00.

Perché? Per proiettare la comunità verso il futuro, con libertà e bellezza.

Per altre info: Circuiterie, Vimeo

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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