Un giorno devi andare

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Lunedì 25 marzo è stato proiettato al Cinema Quattro Fontane di Roma, alla presenza del regista e dei protagonisti, Un giorno devi andare, il nuovo film di Giorgio Diritti, presentato in concorso al Sundance Film Festival 2013. Si tratta della storia di una giovane donna italiana che, in seguito ad una dolorosa esperienza, abbandona le certezze della sua casa per intraprendere un irrequieto viaggio nel Brasile più povero e selvaggio alla ricerca di un’identità sconosciuta o forse da ritrovare. Alla proiezione è poi seguita la conferenza stampa.

Un giorno devi andare, di Giorgio Diritti, Bra/Ita (2012), 110’

in uscita nelle sale il 28 marzo

Soggetto: Giorgio Diritti e Fredo Valla

Sceneggiatura: Giorgio Diritti, Fredo Valla, Tania Pedrotti

Fotografia: Roberto Cimatti

Scenografia: Jean-Louis Leblanc e Paola Comencini

Montaggio: Esmeralda Calabria

Produzione: Lumière & co. e Arancia Film

Produttore esecutivo: Chico Faganello, Massimo Di Rocco

Produttore: Simone Bachini, Giorgio Diritti, Lionello Cerri

Distribuzione: Elle Driver, BIM Distribuzione

Musica: Marco Biscarini, Daniele Furlati – Edizioni Visionaria

Interpreti: Jasmine Trinca (Augusta), Anne Alvaro (Anna), Pia Engleberth (Suor Franca), Sonia Gessner (Antonia), Amanda Fonseca Galvão (Janaina), Paulo De Souza (Joao), Eder Frota Dos Santos (Nilson), Manuela Mendonça Marinho (Janete).

La trama di Un giorno devi andare può essere sintetizzata in poche righe: una ragazza italiana, dopo aver perso un bambino ed essere stata abbandonata dal marito, parte alla volta del Brasile assieme ad una suora missionaria. Tuttavia, per raccontare il film non basterebbero centinaia e centinaia di pagine. Giorgio Diritti è riuscito a dar vita ad una pellicola maestosa quanto quell’Amazzonia che ha voluto raccontare. Il Brasile non viene utilizzato come cornice d’ambiente, ma diventa il nucleo espressivo di un ritratto dipinto dagli occhi della protagonista. Prima ancora della vicenda umana – quella di Augusta – la forza narrativa si sprigiona da tutte le silenziose storie millenarie raccontate dal paesaggio. Favole oscure intessute sullo scorrere imperioso dei fiumi fino al putrido ristagnare del fango delle favelas. La macchina da presa del regista – coadiuvata dalla splendida fotografia ad opera del d.o.p. Roberto Cimatti – regala immagini di straordinaria potenza, eluse da una semplicistica visione documentarista, imbevute dal timore reverenziale dell’uomo davanti all’immensità di una natura tanto grande quanto incomprensibile. Davanti al film si finisce inevitabilmente per sentirsi piccoli piccoli, come qualsiasi occidentale al cospetto dell’immensità delle Americhe.

In questo senso, la sintonia tra pubblico e protagonista si fa immediata ed evidente, grazie soprattutto alla straordinaria interpretazione di Jasmine Trinca. Nell’ottica dell’immaginario legato alle attività missionarie, se il padre Gabriel interpretato da Jeremy Irons in The Mission (di Roland Joffé, 1986) ha rappresentato il volto di un Occidente irrimediabilmente etnocentrico – dal punto di vista economico così come da quello religioso – il viso dell’Augusta del film di Diritti è la rappresentazione di un incontro alla pari, fatto di umanità semplice e pura. Le ombre che segnano il volto della protagonista sono il manifesto dello sguardo cinico e disilluso di un Occidente che ricaccia indietro le proprie certezze, ripudia la sua identità e non trova soddisfazione nemmeno nella cecità della fede. Il dolore di Augusta finisce così per coagularsi a quello degli indios e dei favelados, in un rincorrersi di emozioni che fa oscillare i suoi passi tra la ricerca della solitudine e quella di una nuova comunità. A proposito del suo film e dei suoi precedenti lavori in Amazzonia il regista ha affermato che: «La contraddizione con l’Occidente, con il nostro concetto dominante di felicità, è forte: abbiamo conquistato molto, per certi versi abbiamo – possediamo – tutto, eppure non è così scontato essere appagati e saper condividere con gli altri non solo la quotidianità, ma anche la nostra interiorità, spesso assoggettata a ritmi di vita innaturali, dove l’esterno è fortemente invadente…». Fondamentale per il ritmo e la forza del film sono proprio i segmenti che rimbalzano lo spettatore nella soffocante provincia di Trento, nella solitudine della madre e della nonna di Augusta, donne che si trovano a combattere la sua stessa battaglia in un’altra dimensione priva della forza della sua gioventù.

Quello della protagonista non è un viaggio d’avventura e nemmeno un’elaborazione terapeutica del dolore, Un giorno devi andare è la storia di una ricerca dell’anima, muta e priva di priorità riconoscibili. Giorgio Diritti e Jasmine Trinca hanno realizzato un racconto straordinario, universale nella sua dimensione solista, come solo i più grandi racconti sanno essere.

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Autore

Nicola Salerno

Sceneggiatore e regista. Ha frequentato il Master in Drammaturgia & Sceneggiatura presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico e si è laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi su INGLORIOUS BASTERDS di Quentin Tarantino.

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