Speciale Tdv 9 | Castello & Cosentino, Trattato d’economia

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©Enea Tomei

progetto, drammaturgia, regia / di e con Roberto Castello e Andrea Cosentino
assistente Alessandra Moretti
direzione tecnica Luca Telleschi
realizzazione oggetti di scena Paolo Morelli
produzione ALDES
con il sostegno di MIBACT/ Direzione Generale Spettacolo dal vivo REGIONE TOSCANA/ Sistema Regionale dello Spettacolo
 
Teatri di Vetro 9
Roma 7 Novembre, Teatro Vascello

 

Sommiamo la prorompente ironia e sagacia di uno degli attori comici più influenti del panorama teatrale italiano e l’irriverenza e l’originalità di uno dei coreografi più apprezzati della danza contemporanea, il risultato non potrà che essere sorprendente. Se a questa già nutrita somma aggiungiamo un argomento che, nonostante sembri poco “artistico”, riesce a smascherare proprio le dinamiche più recondite dell’arte e si riferisce a chiunque senza possibilità di esclusione, allora si può senz’altro parlare di un piccolo capolavoro.

I due istrioni, voci recitanti e danzanti nonché menti creatrici dello spettacolo, sono Andrea Cosentino e Roberto Castello, la materia su cui la loro analisi si è soffermata è l’economia. Il loro incontro, raccontato dalle parole nell’intervista rilasciataci prima del debutto assoluto sul palco del teatro Vascello, è stato da stimolo per indagare ognuno il campo dell’altro e avviare un processo creativo originale e peculiare. Grazie alla lungimiranza di Roberta Nicolai direttrice del Festival Teatri di Vetro, si è avuta l’opportunità di vederli in prima assoluta a Roma lo scorso 7 Novembre.

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©Enea Tomei

Lo spettacolo prende avvio dalla forma più classica della conferenza, dell’esegesi di una materia così studiata come quella dell’economia, dibattendo su ciò che rende diversi due articoli in gomma che risultano all’analisi tecnica essenzialmente uguali. Tutta questa prima parte introduce il concetto che ciò che cambia le scelte degli esseri umani in ambito economico e quindi il valore di qualcosa, non sono tanto le caratteristiche tecniche di un oggetto, quanto la collocazione sul mercato di questo medesimo rispetto ad un altro e cioè l’offerta.  Questo concetto apparentemente borioso e inadatto ad un palcoscenico teatrale, in realtà viene, appunto, offerto e spiegato in modo tutt’altro che piatto e noioso. Le battute di comparazione tra una paperella e un fallo di gomma si susseguono con una forza disarmante, un fiume in piena di ironia e comicità condito da nozioni serissime, che a ripensarle all’uscita del teatro sono le basi del nostro vivere quotidiano.

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©Enea Tomei

La grandezza dello spettacolo risulterà poi essere l’accostamento di questo principio economico al mondo dell’arte, nello specifico proprio al campo del teatro, in un continuo gioco di scoperchiamento delle dinamiche teatrali, una presa in giro teatrale del teatro, un meta teatro dall’ironia devastante. La presa di coscienza dello spettatore e il derivante sconforto possono arrivare dopo aver smesso di ridere, dopo molte ore dall’uscita dal teatro, ma proprio per questo sono anche più profondi. Nel mentre si è avvolti da una miriade di citazioni colte (Jan Fabre, William Forsythe e Pina Bausch) e meno colte (Antonella Clerici), balletti plastici e divertenti, spot pubblicitari, divagazioni, oggetti e artifici scenici che culminano con un’altra trovata geniale: è proiettato sulla scrivania che troneggia in mezzo alla scena il video di Attilio Scarpellini, che nel suo stile verboso e metaforico fa una critica articolata dello spettacolo senza averlo, in realtà, mai visto.

Un lavoro perfetto nelle tempistiche, nella sceneggiatura e nelle dinamiche spaziali e muscolari, assolutamente da vedere e rivedere.

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Autore

Valeria Loprieno

Caporedattrice della sezione Danza e Teatro. Danzatrice, coreografa e insegnante di danza. Laureata con il massimo dei voti, in Lettere con indirizzo discipline dello spettacolo alla Sapienza di Roma. Scrivetemi a teatro@nucleoartzine.com

1 commento

  1. Avatar

    sì, era l’iperbole di uno stile verboso e metaforico, il “mio” stile è ugualmente verboso e metaforico ma in un altro modo, e comunque mi permette almeno di fare la parodia di me stesso (oltre che di raccontare spettacoli che non ho mai visto)
    un saluto
    attilio

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