Short Theatre 10 | Chiara Guidi | Nuvole, Casa

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Claudio Parmigiani, Silenzio a voz alta, 2006

Claudio Parmigiani, Silenzio a voz alta, 2006

Di Elfriede Jelinek
traduzione Luigi Reitani
di e con Chiara Guidi
musiche di Daniele Roccato
eseguite al contrabbasso dall’autore
e con la partecipazione di Filippo Zimmermann
produzione Socìetas Raffaello Sanzio e Festival Focus Jelinek
 
Short Theatre
13 Settembre 2015, La Pelanda, Roma

Nuvole. Casa di Chiara Guidi, presentato a Short Theatre 10 all’interno del Focus Jelinek, viene performato in una biblioteca differente a seconda della città in cui vada in scena, nella sua peculiare forma di performance/lecture. Ci si ritrova dunque alla Biblioteca Vallicelliana del complesso dell’Oratorio dei Filippini del Borromini, situata al centro storico di Roma, in una sala con stelle ad otto punte scolpite nel soffitto di marmo e scaffali di libri antichi. Su ogni poltrona (la sala è riservata ad un massimo di cinquanta spettatori per volta) sono posti dei libri, per lo più atlanti e manuali di storia, che alcuni poggiano a terra e altri tengono in braccio con scetticismo. La lettura effettuata dalla Guidi del testo del 1991 della Jelinek verte sui concetti di storia, potere e territorio, e si articola attraverso la sua personale tecnica della voce molecolare, dove si scandisce sillaba per sillaba, fonema per fonema, per arrivare a colorare persino le pause interne.

Il testo è tra i più complessi dell’autrice austriaca (Premio Nobel per la letteratura nel 2004), in quanto costituisce un amalgama di frammenti da Heidegger, Hölderlin, Kleist, Fichte. La figura chiave dello scritto, evocata e presente sottoforma di piccola stampa, è il noto Angelo della Storia di Paul Klee. Il disegno fu così descritto da Walter Benjamin nelle Tesi di filosofia della storia (1940):

«[…]L’angelo della storia […] vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta»1.

foto di  Claudia Pajewski

Alla presenza del contrabbassista Daniele Roccato, che intesse un tappeto sonoro nervoso e solenne, la Guidi trasmette il testo alternando momenti lirici a momenti rabbiosi, interrotta e accompagnata dal giovanissimo e incerto performer Filippo Zimmerman. Vestito come alla processione del Venerdì Santo, verso il finale della lecture il giovane performer raccoglie i libri mantenuti dagli spettatori per farne una pila posta al centro dello spazio scenico, sulla quale campeggerà la stampa dell’Angelo di Klee assieme a pagine di libri bruciate. I protagonisti della storia astratta narrata dalla Guidi sono/siamo “Noi”, i “non-morti”, coloro i quali non hanno dimora e che pagano il prezzo della storia che gli gravita sulle spalle, persi in vani soliloqui – «Cosa nascondete sotto le parole che dite?» Dopo l’avvenuta presa di coscienza delle colpe dei padri e dopo l’esilio dalla propria terra, l’io narrante incita a ribellarsi e a riconquistare «spazio e gloria». Stabilito che: «Non ci sono parole per lenire le ferite della storia», è tempo di tornare a casa, ovvero utilizzare la parola non per distruggere, ma per costruire, guardando verso l’alto, oltre le nuvole.

1 W. Benjamin, Tesi di filosofia della storia, Mimesis, Milano, 2012.

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Redazione

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