Searching for Sugar Man

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A grande richiesta, torna al cineclub Detour la storia/favola di un folk singer che, arrivato al successo mondiale senza mai aver cavalcato la scena musicale, continua umilmente e serenamente a fare la vita che faceva, di padre, lavoratore e uomo. Il documentario, vincitore del premio Oscar 2013, è appena uscito in dvd per i tipi di Feltrinelli Real Cinema.

Searching for Sugar Man, di Malik Bendjelloul, Gb/Svezia/Sudafrica 2012, 86′

Sceneggiatura: Craig Bartholomew Strydom, Malik Bendjelloul

Fotografia: Camilla Skagestrom

Distribuzione italiana: Biografilm Festival

 

Searching for a Sugar Man non è un film. Non è nemmeno un documentario. Non è neanche la storia incredibilmente vera e incredibilmente romanzata di un incredibile cantautore ignorato per trent’anni e, sopravvissuto a se stesso, finalmente restituito agli annali del rock.

Searching for Sugar Man è una favola contemporanea. Anche se ha vinto l’Oscar 2013 per il miglior documentario. Una favola dove ci sono i cattivi, c’è il principe, la sfortuna, i cacciatori onesti, il lieto fine. Come tutte le favole, buona parte del tempo la passi a chiederti se è finto o vero quello che ti stanno raccontando – questa la zona filmica. Che non può essere vero che un tizio di Detroit, muratore e manutentore idraulico, factotum di professione e dedito al guadagno attraverso la fatica fisica, che suona in locali da quattro soldi, pieni di fumo e che si presenta al pubblico di schiena, con una voce delicata, riesca ad incidere due dischi per l’etichetta Sussex Records, una delle label attive nel Michigan della Motown, celebre casa discografica r&b e soul di Marvin Gaye, Steve Wonder e The Beatles.

Poi leggi i testi della canzoni in sovraimpressione, poi ascolti i giri di chitarra e questa voce da angelo spaesato, poi ti raccontano che, casualmente, nel Sudafrica dell’Apartheid, vende più dischi – ed è questa la favola – dei Rolling Stone, è considerato più sensibile di Bob Dylan e issato a bandiera dei giovani in lotta contro le discriminazioni razziali e che di Sixto, o Jesus, o Rod Riguez – i nomi che appaiono incisi sui vinili – non si sa nulla al punto che lo si crede morto in maniera rocambolesca.

Fino al punto in cui, grazie alla fedeltà e all’amore di due giornalisti musicali che si mettono alla ricerca di notizie che svelino il mistero dell’artista scomparso, ripercorrendo la storia, le avventure e gli aneddoti della sua vita, attraverso – questo è il documentario – interviste a chi lo ha conosciuto o a chi lo ha prodotto, a chi ci ha lavorato insieme, alle figlie e ai suoi conoscenti, scopriamo che…

@ Cineclub Detour, Via Urbana 107, Roma

Sabato 1 Febbraio ore 16.30 / 18.30
Domenica 2 ore 16.30 / 18.30 / 20.30
Venerdì 7 ore 16.00
Domenica 9 ore 18.30 / 20.30
Domenica 16  ore 18.30 / 20.30
Domenica 23 ore 16.30 / 18.30 / 20.30

 

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Autore

Enea Tomei

Enea Tomei, poeta. Mai laureato in filosofia del diritto, scrittore, attore, fotografo, critico con se stesso e delle arti che gli piacciono. Cura la sezione musicale del Festival della scena contemporanea Teatri di Vetro, è caporedattore foto della webzine Nucleo, scrive canzoni, suona e straparla nella band folk ‘n rock PHAKE. Autodidatta in tutto, anzi DIY (anche se il diplomino dell'accademia teatrale ce l'ha), non crede nella reincarnazione ma pratica il miracolo e la telepatia. Consiglia la psicoterapia. Ha mandato tutti e tutto a quel paese per ritrovarsi al punto da cui voleva partire più di vent'anni anni fa. Contento, sì ma più vecchio...

1 commento

  1. Pingback: Cinema | Pensieri di cartapesta

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