Pensieri di Dicembre: IL VANGELO SECONDO MATTEO

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Regia  Pier Paolo Pasolini

Sceneggiatura  Pier Paolo Pasolini

Fotografia  Tonino Delli Colli

Scenografia  Luigi Scaccianoce

Costumi  Danilo Donati

Montaggio  Nino Baragli

Musiche  Luis Enriquez Bacalov: estratti da Bach, Mozart e canti gospel

Interpreti  Enrique Irazoqui, Margherita Caruso, Susanna Pasolini, Marcello Morante, Mario Socrate, Ninetto Davoli, Natalia Ginzburg, Enzo Siciliano, Alfonso Gatto

Produzione  Alfredo Bini / Arco Film, Lux

Anno  1964

Durata  137′

L’umanità di Gesù trovata da Pasolini e musicata, anni dopo, da Fabrizio De Andrè: per un Natale tanto tradizionale quanto rivoluzionario.

Guardando Il Vangelo Secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini lo sgomento è il sentimento iniziale: conoscendo la vita dell’autore tutto ci si sarebbe aspettato tranne che un film così rispettoso e pregno di valore religioso come questo. Ma superando i primi attimi e guardando con attenzione al lavoro di Pasolini si capisce cosa fa di quest’uomo un grande regista: super partes racconta con umanità e senza demistificazioni la vita di Gesù Cristo. “Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia o il perdono di chi penso non fu altri che un uomo, come Dio passato alla storia, ma inumano è pure sempre l’amore di chi rantola senza rancore perdonando con l’ultima voce chi lo uccide fra le braccia di una croce”. Sono le parole di Fabrizio De Andrè, ma calzano a pennello per spiegare il significato di questa scelta cinematografica di Pasolini in fondo così rivoluzionaria e che inneggia all’umanità a 360 gradi. Sia Fabrizio De Andrè che Pier Paolo Pasolini – chi prima, chi dopo – negli anni di contestazione e fermento popolare si cimentano con il tema della vita di Gesù rendendola popolare e mutandola in un esempio da cui trarre una qualche ispirazione. Allora perchè non facciamo un piccolo sforzo e in questo delicato periodo storico che stiamo attraversando non decidiamo di dedicarci un paio d’ore per riassaporare il significato più antico e puro del Natale?

In un alternarsi di campi lunghi, lunghissimi, con primi piani quasi sfacciati, si snoda la vita del redentore secondo quanto raccontato dalle parole del Vangelo di Matteo, sicuramente la versione più popolare tra tutte. I famigerati ritratti di vita che caratterizzano la produzione pasoliniana non si sono persi in questa pellicola anzi, spesso dominano sui dialoghi: in ogni ruga o battito di ciglia catturato sui popolarissimi volti degli attori si annidano parole e sentimenti.

In questo lavoro vengono riproposte le vicende caratteristiche della vita di Cristo: come la nascita, il battesimo di Giovanni Battista e la sua successiva decapitazione, i miracoli … il tutto accompagnato da una colonna sonora ad opera di Luis Bacalov che, in alcuni casi, cede il passo alla classicità di Bach e all’universalità di un “Gloria” tutto africano. Il motivo di queste scelte musicali è in perfetto stile con il messaggio che filtra dalla pellicola: carità e incondizionato amore per i meritevoli – secondo logiche più che divine, di buon senso – sono valori universali.

L’opera è in bianco e nero, ma l’assenza di colori non crea scompensi nello spettatore del secondo millennio: oltre al sapiente uso dei grigi, i due colori dominanti sono usati come ulteriori insegnamenti nascosti tra le pieghe della pellicola. Ad una netta contrapposizione tra bianco e nero come “fazioni” che dividono le genti si accosta la figura di Gesù con una tunica bianca e un velo sopra il capo di colore nero. In lui vengono racchiusi entrambi i colori, come il bene e il male, caratteristiche predominanti in ogni uomo e per questo presenti anche nel figlio di Dio. “Non posso pensarti come figlio di Dio, ma figlio dell’uomo, fratello anche mio”.

Tutti i dialoghi che possono mancare all’orecchio sono trasferiti nelle immagini fisse che raccontano le vicende più importanti. Non servono parole o movimenti eccessivi per esprimere la gioia: ci pensano i sorrisi dei bambini, capricciosi e mossi dalla curiosità che li spinge a tirare delicatamente per la tunica un Gesù così simile ai loro padri. Nemmeno nei momenti in cui si compiono i miracoli le parole sono necessarie; Gesù neanche si vede, il risultato è subito mostrato al pubblico e la felicità del miracolato espressa con ampi sorrisi ripresi in primissimi piani.

Senza trascendere nella religione oltranzista o nel netto rifiuto questo film è una presa di coscienza di cosa significano quelle parole e quegli insegnamenti che spesso vengono sciorinati quasi meccanicamente soprattutto a Natale. “Venuto da molto lontano a convertire bestie e gente non si può dire non sia servito a niente perché prese la terra per mano, vestito di sabbia e di bianco alcuni lo dissero santo; per altri ebbe meno virtù, si faceva chiamare Gesù”.

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