Nella casa

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Per la rassegna Millenium Mambo, tenutasi presso il cinema Grande di Altamura (Bari), il regista François Ozon ha presentato Nella casa, un film tratto dalla pièce teatrale El chico de la última fila di Juan Mayorga. In bilico tra thriller e commedia dalle tinte grottesche, generi cari al regista francese, Nella casa conduce lo spettatore ad un intrigante voyeurismo e lo intrappola in un gioco di specchi finale.

Nella casa (Dans la maison), di François Ozon, Francia 2012-2013, 105′

Sceneggiatura: François Ozon

Fotografia: Jérôme Alméras

Musiche: Philippe Rombi

Interpreti: Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner

Distribuzione: Bim Film

Che cosa succede quando la realtà si mescola alla finzione? Quando il talento di un ragazzino diventa pericoloso e il controllo della realtà non è più garantito?

In una cittadina francese non precisata si svolge l’intreccio delle storie di uno studente dal background misterioso e del suo professore di letteratura. Il professor Germain non ha talento per la scrittura e vive con rassegnazione questo suo limite da tutta la vita, finché l’incontro con il talentuoso Claude non gli fornisce una possibilità ideale d’identificazione con lui. Nell’introverso sedicenne, Germain ripone non solo le speranze di un professore, non fermandosi all’attenzione disinteressata di un mentore. Eccitato dall’estro impertinente del ragazzo, preso all’amo dall’espediente del cliffanger con cui chiude ogni “puntata” del suo romanzo (in forma di tema scolastico), Germaine sprona Claude a proseguire ad ogni costo. Si ritroverà, così, ad annaspare nel vortice di un voyeurismo, confuso ed estraniato dalla vita reale. Claude scrive delle vicende intime della famiglia di un suo compagno di scuola, e vi s’insinua sempre più subdolamente, attratto da quel “profumo di borghesia” che emana. Ciò che comincia per gioco, diventa ossessione, mentre una quasi edipica, immorale attrazione per la mamma dell’amico diventa sempre più il punto focale del racconto. Ma quello che Claude racconta succede veramente “nella casa”? O è frutto della fantasia di un bambino enigmatico che, stanco di guardare le vite degli altri dall’esterno, decide, sfruttando il suo talento, di sprigionare il suo lato oscuro?

Ozon sa dove vuole dirigere il racconto. Nella casa non è cronaca di un mancato rapporto padre-madre-figlio, né l’esasperazione del motivo della borghesia caratterizzata da insoddisfazione e ambiguità. Il regista rielabora lo stile di maestri quali Chabrol (Madame Bovary, 1991) e Haneke (Funny games, 2007), ma trascura la nouvelle vague, la troppa profondità psicologica e le tinte forti di una crudeltà spesso gratuita. L’intento di Ozon è differente, ma non meno contorto. Il regista guida Germain, e Germain guida Claude. Ma, in realtà è lui che tiene le redini del plot, è lui filo diretto con lo spettatore. E’ sempre Claude che, sfruttando le linee guida del professore, capisce come manipolare sia lui che chiunque altro sbirci “nella casa”.

L’ambiguità della vicenda è abilmente raccontata dalle suggestive inquadrature soggettive, in quinta, o a mano libera; mentre le musiche di Philippe Rombi, ricordando un arrabbiato Yann Tiersen e un meno onirico Carter Burwell, dirompono scandendo il ritmo della narrazione, tra frenesia e lentezza.

Negli ultimi venti minuti, il film subisce un netto cambiamento sia nel punto di vista, sia nell’intreccio dei piani “realtà dello spettatore”-“realtà del film”- “realtà del racconto”-“ pura invenzione”. E’ una meravigliosa trovata per confondere non più soltanto Germain, ma anche lo spettatore, che non sa più a chi e cosa credere. E qui, nelle tinte surreali e oscure dell’epilogo, esplode l’affinità con il crudo Lynch (Mulholland drive, 2001), consacrando l’ennesimo successo cinematografico del giovane regista francese.

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Autore

M.Valentina Colasuonno

Laureata in Italianistica presso l'università Roma Tre, insegnante di Italiano come lingua straniera

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