L. Sanfelice|Cloro

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 51087Cloro, di  Lamberto Sanfelice, Ita 2015, 94′

Produzione: Asmara Films

Distribuzione: Good Films

@ in uscita nelle sale cinematografiche giovedì 12 marzo 2015

 

 

 

Presentato al Festival di Berlino e al Sundance, Cloro è l’opera prima di Lamberto Sanfelice, un tuffo nel realismo contemporaneo e a tratti nel neorealismo. Quello del regista ricorda un cinema non mostrativo che tende ad appiattire gli eventi, descrive la vita comune in tutte le sue sfumature tranne che per le bellissime riprese sott’acqua e per le scenografie naturali, quei luoghi isolati della montagna abruzzese che da soli descrivono uno stato interiore non solo di un personaggio ma di tutta una società.
Il film narra la storia di una famiglia la cui vita viene sconvolta da un trauma familiare,  la morte della madre. La  notizia arriva solo a metà del film, Sanfelice si concentra infatti non sulla causa degli eventi o sulla morte,  bensì su quelle circostanze che fanno comprendere quanto la vita sia labile ed effimera. Protagonista centrale è Jenny (Sara Serraiocco) diciassettenne, aspirante nuotatrice di nuoto sincronizzato, obbligata a lasciare la sua vita adolescenziale di Ostia per incappare nel cuore degli Appennini, dove è costretta ad abbandonare la scuola e a trovarsi un lavoro come cameriera in un albergo. Jenny si ritrova a occuparsi di un fratello di nove anni, Fabrizio, e del padre che cade in depressione dopo la perdita della moglie e del lavoro;  è catapultata nella vita adulta in cui non c’è tempo né per pensare, né per essere emotivi. Gli avvenimenti infatti sono vissuti dalla protagonista con una forte razionalità e altrettanto autocontrollo. Jenny è la testimone diretta della sua trasformazione, una crescita radicale da adolescente a donna.

Cloro, primo lungometraggio per il regista, è un dramma familiare  raccontato da un solo punto di vista, quello di una ragazza di 17 anni che, abbandonata dal destino, è costretta a crescere da sola. Ma la grande passione per il nuoto sincronizzato la aiuta a non perdere mai di vista il suo obiettivo: i campionati. Lo spettatore assiste ad uno sradicamento dei suoi punti di riferimento, prova uno spaesamento geografico di fronte a quei luoghi sconosciuti dalla cultura popolare, quei luoghi che da sempre il cinema italiano ci ha insegnato a riconoscere come familiari. La forza del film è probabilmente racchiusa nell’affrontare la vita reale così com’è, senza retorica né banalità, un rifiuto dello scimmiottato sentimentalismo ormai radicato profondamente nella drammaturgia destinata al grande schermo. Tanto è vero che non ci si concentra sul “raggiungimento dell’obiettivo” bensì su una serie di riflessioni sul destino e sulla vita, che nascono durante la visione grazie ai tempi morti introdotti consapevolmente nel film.

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Autore

Laura Franzò

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