Intervista ad Ania Tomicka

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Il fare artistico di Ania Tomicka svela la spasmodica e costante ricerca di catturare le sfumature del vivere con vezzi pittorici sublimi e evocativi, affascinanti e onirici. Se la sua personale Iron-y, esposta presso la Mondo Bizzarro Gallery fino al 4 giugno 2013, ci ha fatto immergere in un mondo di fiaba – la cui chiave di accesso era la dirompente ironia – in questa intervista Ania svela se stessa e il suo tocco artistico, plasmatore di sogni e scrutatore sincero della realtà.

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Valentina Cucchiaroni: Qual è la tua formazione artistica e professionale? Come e quando nasce il desiderio di indagare e descrivere la realtà attraverso la pittura?

Ania Tomicka: La mia formazione è cominciata già da bambina; ho sempre disegnato e dipinto cercando di imparare il più possibile riguardo all’argomento. Mi facevo comprare molti libri che spiegavano come disegnare volti, come comprendere le forme, come impostare la figura umana. Tutto questo mi ha portata a frequentare un istituto d’arte e un’accademia di belle arti (un anno Venezia e altri due Firenze) che mi hanno dato moltissimo a livello teorico ma quasi nulla a livello pratico. Immaginavo come sarebbe stato meraviglioso frequentare un corso di pittura all’accademia, l’ho scelto come indirizzo principale. La realtà è stata diversa però; mi ricordo un ambiente grigio e denso dell’odore pungente di sigaretta del docente che invece di insegnare a dipingere preferiva stare seduto alla cattedra a parlare. Una delusione infinita. Appena prima di dare la tesi mi sono iscritta all’accademia di arti digitali NEMO dove finalmente ho potuto imparare qualcosa di pratico: illustrazione digitale e tradizionale. Grazie a questo corso sono riuscita a trovare un mio linguaggio, uno stile che sto portando avanti tutt’ora e che spero di far evolvere presto. Dunque la mia formazione artistica non è mai finita e non credo finirà mai. In questo momento ho intenzione di seguire alcuni corsi online di pittura tradizionale per cercare di colmare le mie lacune. Il desiderio di indagare e descrivere la realtà attraverso la pittura è un fattore che è stato sempre presente nella mia vita; non so quali siano le motivazioni, è un bisogno fisico e mentale dal quale non mi posso sottrarre. Se non dipingo per qualche giorno ne sento la necessità e diventa un’ossessione che deve essere sfogata.

V. C. : La tua corrente artistica di riferimento è il Pop Surrealism. Perché hai scelto questa forma espressiva per la tua arte? Cosa ti permette di fare e di non fare? Ci sono artisti o correnti che ti hanno influenzato?

A. T. : La scelta è stata una conseguenza naturale al mio essermi avvicinata all’illustrazione; sono sempre stata definita “troppo illustrativa” ed ho sempre pensato che fosse un fattore negativo, ma da quando ho scoperto il pop surrealismo ho potuto esprimermi liberamente come meglio credevo. Questo movimento artistico permette una libertà d’espressione estrema a mio avviso. Si possono vedere e trovare un’infinità di mondi e di stili che altri movimenti non hanno. Sono felice di farne parte anche se credo sia giunta l’ora di abbandonare alcuni luoghi comuni e cliché tipici e di portare la mia arte in un’altra dimensione. Gli artisti e le correnti che mi hanno influenzato sono molteplici e cambiano molto spesso. Un punto fisso rimane Hayao Miyazaki, con le sue atmosfere malinconiche e i mostriciattoli neri che fanno parte dei miei quadri da moltissimi anni e sono in continua evoluzione. Un altro grande artista che ogni giorno mi dà la forza di andare avanti e di migliorarmi sempre è Bobby Chiu, un illustratore e proprietario di Imaginism Studio; I suoi lavori meravigliosi e i suoi consigli sono da tempo di grande ispirazione per moltissimi artisti.

V. C. : Nella tua ultima personale, ospitata dalla Mondo Bizzarro Gallery, hai usato l’ironia come strumento concreto con cui accompagnare lo spettatore nel tuo mondo di fiaba, quel regno del disincanto in cui con emozionante delicatezza racconti, crei e plasmi concetti, immagini.  Come mai questa scelta? Quale tecnica pittorica utilizzi per le tue creazioni?

A. T. : L’ironia è stata una scelta dettata dalla mia insofferenza nei confronti del mio stile, troppo legato al pop surrealismo americano. Inoltre è scaturita dall’attenta osservazione del mondo dell’arte e dei fantastici e assurdi personaggi che ne fanno parte, compresa me stessa ovviamente! Questo per me è un momento di insoddisfazione artistica, la noia di fare e di vedere sempre le stesse cose; eppure non è facile discostarsene, l’arte ha una sua volontà che io non posso fare a meno di seguire. Quello che ho potuto fare è cercare di prenderla in giro! La tecnica che uso maggiormente è olio su tela o su tavola. Credo che sia la forma più alta della pittura, una tecnica complicata, lunga e contemplativa che mi permette di realizzare ciò che voglio e come lo voglio.

V. C. : Da artista della scena contemporanea, cosa pensi del panorama culturale e artistico italiano? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

A. T. : Purtroppo non so molto del panorama artistico e culturale italiano. Passo le mie giornate a casa a dipingere e disegnare e non metto il naso fuori quasi mai. Quello che so deriva da quello che ho letto in giro su internet e magari da qualche vernissage fatto. Vedo che da una parte c’è il pop surrealismo italiano che nella maggior parte dei casi è molto simile a quello americano e dall’altra c’è l’arte contemporanea delle fiere con riverberi di arte povera, minimalismo, dripping, concettualismi vari, di cui non vado particolarmente matta. Spero la situazione si risollevi presto; spero di farne parte anch’io e di dare un mio piccolo contributo. Nel mio futuro vedo tanto studio e tanta ricerca. Ho moltissimi progetti ma non mi sento ancora pronta per metterli seriamente in atto. Intanto lavoro ad alcune mostre che si terranno in Australia, negli Stati Uniti, in Francia e in Cina durante quest’anno.

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Autore

Valentina Cucchiaroni

Caporedattrice della sezione Arte di Nucleo Artzine, appassionata della scena artistica contemporanea, ha studiato filosofia teoretica alla Sapienza di Roma.

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