Intervista a Erica Calardo

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Erica Calardo, pittrice pop surrealista, ci racconta il suo modo di essere artista e di esplorare la realtà  con oli su tela che ritraggono soprattutto figure femminili.

Esposti nella Galleria Mondo Bizzarro, in occasione della mostra XVIII Anniversary Show, i suoi dipinti sono un connubio meravigliosamente evanescente di elementi onirici e stati dell’animo; ma la sua arte è anche così concreta da permettere ad ogni spettatore di riconoscere in quelle opere la propria interiorità.

E così, ammirati i suoi dipinti, basta solo chiudere gli occhi e ascoltarsi bene dentro per poter sognare.

in foto: Erica Calardo, Melancholia, oil on canvas, 2012 (30x40cm)

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Valentina Cucchiaroni: Qual è la tua formazione artistica e professionale? Come e quando nasce il desiderio di indagare i concetti del mondo reale attraverso l’immagine pittorica?

Erica Calardo: La mia formazione artistica è un po’ contorta. Nella vita mi sono sempre impegnata tantissimo per non dipingere. Da bambina ho preso qualche lezione di disegno e di pittura, ma nulla di più. Ho passato anni a cercare di non disegnare, perchè quel richiamo si assopisse, permettendomi di fare cose “serie,” cose “vere.” Perchè ogni volta che impugnavo la matita, l’idea di dover relegare il disegno a un hobby (dio che brutta parola…) mi faceva star male. E sì, sono stata un po’ ingenua. Poi, all’improvviso, ho avvertito un disagio profondo, nonostante fossi giovane e con tutte le carte in regola per affrontare un luminoso futuro in ambito accademico. Era come se mi mancasse la terra sotto i piedi, come se una parte ingombrante di me scalciasse per venir fuori. Le passioni possono assopirsi per un po’, ma difficilmente si spengono. E senza che me ne accorgessi la fiammella era diventata un incendio. Ho dovuto fare i conti con quello che avevo: tecnica scarsa, passione sfrenata e un profondo desiderio di farcela. Ho iniziato a studiare arte sostanzialmente da sola, di giorno e di notte, in qualunque momento disponibile. Disegnavo ovunque, sempre, a qualunque condizione. Mi addormentavo leggendo manuali di tecniche pittoriche. Ecco come mi sono formata. Il desiderio di usare le immagini per comunicare è semplicemente sempre stato lì con me: il mio modo di parlare, la mia lingua madre.

V. Cucchiaroni: In che modo il tuo percorso di studi filosofici ha influenzato il tuo fare artistico e l’essere artista?

E. Calardo: Amo profondamente la Filosofia. Mi sono laureata in Logica, infatti, e poi ho proseguito gli studi con un dottorato di ricerca, che ho conseguito al dipartimento di matematica. E’ stata l’esperienza più formativa della mia vita. La Logica mi attirava per le sue promesse di infinito: puoi toccarlo con la mente. Ti costringe al rigore e alla disciplina, tutti aspetti che mi mancavano. Ho imparato a impegnarmi e a non barare, che per riuscire davvero ci vuole impegno, costanza e totale dedizione, che le cose belle sono difficili. Questo atteggiamento è stato fondamentale per affrontare lo studio delle tecniche pittoriche: con tenacia, costanza, senza accontentarmi, ma nemmeno scoraggiarmi. La cosa che sto ri-imparando adesso, invece, è un certo abbandonarsi alla spontaneità, all’impulso, al superamento della tecnica rigida verso un gesto più libero. Ultimamente mi sono accorta che certi aspetti del Pop Surrealism (a cui di solito sono legata) iniziano a starmi stretti. Alcuni tratti sono diventati stereotipici e sto prendendo una direzione lievemente diversa, verso un realismo più continentale e magico, legato alla Tradizione pittorica italiana. I soggetti dei miei quadri stanno lentamente cambiando, evolvendosi verso figure più adulte e delicate, dai tratti meno esagerati ed espressionistici.

V. Cucchiaroni: Le tue opere sono simbolo di un connubio tra l’onirico e i sentimenti, catturati in modo estremamente reale attraverso figure femminili. Come mai questa scelta? Quale tecnica pittorica utilizzi per le tue creazioni?

E. Calardo: Sembra banale, ma non credo si possa parlare di “scelta” dei soggetti, o almeno non si tratta di una decisione razionale. Leggo tanto, viaggio, osservo, sogno… e poi mi ascolto e mi metto di fronte alla mia tela bianca. Le figure dei miei ritratti emergono da particolari stati d’animo, si sviluppano nei miei sogni, riflettono il mio mondo interiore e me stessa. Nonostante l’aria spavalda e solare, mi percepisco un po’ spaurita, un po’ trasognata. Abito uno spazio mio, con poche interazioni sociali. Nel mio mondo di libri e immagini c’è spazio solo per il mio amore, per il mio gatto ciccione e pochissimi amici. Non esco volentieri. Mi piace il calore della mia casa, la solidità del mio cavalletto. Credo sia per questo che le mie figure vagano nel vuoto, sospese. Credo si tratti sempre e solo di me, assorta nel mondo del mio immaginario, lontana dalle brutture del mondo fisico. La magia dell’Arte è che riesce a creare spazi paralleli da abitare, dimensioni oniriche alternative in cui rifugiarsi. Questo avviene anche durante l’atto creativo in sé. Posso andare avanti giorni senza ascoltare un telegiornale. Sono momenti di estasi e serenità, in cui tutto è perfetto. Mi piace soprattutto dipingere ad olio: è una tecnica antica, complessa e ricca, che impone il proprio ritmo al lavoro. Non ci può essere fretta. Lavoro con molte velature sottili, partendo da un semplice disegno a matita che si evolve in un modellato monocromo su cui poi velo via via i colori. La pittura ad olio impone anche regole strutturali: vanno rispettate, o la superficie pittorica si sgretola letteralmente. Mi piace molto questo aspetto. Un quadro riuscito racchiude la sintesi dell’uomo che può creare sfruttando i limiti del mezzo. Non si può creare dal nulla. Creatività è saper piegare gli ostacoli a proprio vantaggio.

V. Cucchiaroni: Da artista della scena contemporanea, cosa pensi del panorama culturale e artistico italiano? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

E. Calardo: Siamo la seconda generazione del nuovo figurativismo, i cugini di un momento emozionante, la stagione del Pop Surrealism americano. Siamo gli artisti della Provincia, più manieristi e manierati. In Italia ci sono artisti eccezionali in questo momento: Carla Bedini, Saturno Buttò, Nicoletta Ceccoli, Ania Tomicka per citarne solo alcuni. Molti giovani stanno impugnando fieri il pennello, superando l’impasse neo-concettuale highbrow e radical dei vuoti insegnamenti da accademia. Colori a olio, trementina, colla di coniglio e gesso di Bologna. E finalmente Illustrazione, Fumetto e Street Art sono trattati con il rispetto dovuto; la narratività e la figurazione non sono più le stimmate dei paria dell’arte. I social network, inoltre, permettono la circolazione delle immagini in tempo reale e, se li si usa come stimolo a migliorarsi e come vetrina per il proprio lavoro, offrono davvero grande opportunità. Ci sono un sacco di mostre in giro, vorrei visitarle tutte!  Ho iniziato a lavorare proprio grazie alla mia presenza on line. Come in una fiaba. Un giorno ho deciso di pubblicare il mio lavoro e dopo qualche settimana è iniziata la mia collaborazione con Mondo Bizzarro. Stessa cosa per i contatti overseas: nonostante gli oceani di mezzo mi hanno vista, sono piaciuta, mi hanno scelta e adesso collaboro con gallerie in California, in Florida, a New York, in Australia e presto anche nelle Filippine. Il 2013 si preannuncia ricco di impegni e gravido di promesse. Sono emozionatissima. Ho in programma una piccola personale a Los Angeles (Swoon Gallery) e alcune belle collettive (City Arts Factory, Orlando e Auguste Clown Gallery, Australia). Ho in cantiere anche la mia prima mostra personale in Italia (dettagli a seguire!). E se è vero che sono irrimediabilmente tradizionale nel mio gusto pittorico e nel mio stile, sono pur sempre figlia del mio tempo e ho aperto un blog in cui parlo del “making of” di questo progetto. L’ho inaugurato da poco e spero si riveli un esperimento interessante! Si chiama Festino Baroco, in onore di un momento pittorico che adoro, della gioia festosa con cui sto affrontando i preparativi e dei miei adorati sillogismi. Spero abbiate voglia di seguirmi!

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Autore

Valentina Cucchiaroni

Caporedattrice della sezione Arte di Nucleo Artzine, appassionata della scena artistica contemporanea, ha studiato filosofia teoretica alla Sapienza di Roma.

1 commento

  1. Pingback: Ania Tomicka: Iron-y | Pensieri di cartapesta

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