Il sistema di Mel|Felida X
band Il sistema di Mel
album Felida X
etichetta I DISCHI DEL MINOLLO/LongRail records
anno 2016
Il sistema di Mel presenta un lavoro breve ma intenso: Felida X. 4 brani che sembrano 4 bombe lanciate il più lontano possibile, curiose di vedere quanto profondo sarà il buco che produrranno.
Formazione tipo, con voce e chitarra (Federico Mingardi), basso (Simone Mazzenga), chitarra (Paolo Bosio) e batteria (Alex Dossi), Il sistema di Mel la suona bene, cercando ispirazione sia dal cantautorato Italiano, sia da quel sound d’oltremanica, comunemente definito alternative, che ultimamente si sta un po’ abbandonando, sia dal punk e dal grunge, che in sottofondo rendono molto sanguigno il tutto. Voce caratterizzante e belle aperture musicali, “grezze” e armoniche allo stesso tempo. Caratterizzante anche il suono delle chitarre, con una distorsione particolare che ricorda i Placebo ma anche il suono dell’alternative rock più puro italiano, dai Marlene Kuntz agli Afterhours, e questo credo faccia parte del lavoro di post-produzione, che sembra abbia inciso molto sulla realizzazione del disco. L’impressione è che ci sia stata un’attenta scelta di suoni già utilizzati da altre band famose, per creare quella ridondanza che possa cogliere l’attenzione dell’ascoltatore. Non vuole essere una critica assolutamente, ma un (buon) disco del genere poteva anche non averne bisogno.
Sicuramente questa è una band molto attenta al suono, infatti i pezzi si ricordano soprattutto per le intuizioni musicali piuttosto che per le parole, per quelle c’è bisogno di un ascolto più attento, più profondo, per scovare il sentimento nascosto tra le righe.
Felida X si apre con Come non volevi, sorta di confessione, liberazione, per far esplodere la rabbia e ritrovar la pace. Tematica che caratterizza un po’ tutti i brani. È un pezzo da sudore, da movimento veloce, immagino adolescenti in strette camere ballarla ed urlarla allo specchio. Il miglior brano dell’EP.
Si passa a Marta nella stanza, dal suono molto brit, ci si aspetta quasi un cantato in inglese. Canzone ad episodi, ogni frase descrive una mini storia assestante. Il terzo brano Litio è puro alternative rock, con qualche richiamo al metal almeno sembra. Arrangiamenti ben costruiti, belle la ritmica e l’armonia. Interessante la parte “urlo al mondo”. Il disco si chiude con Spacecake, anche qui, come negli altri brani, più incisivo il groove musicale rispetto al testo. Bella soluzione il giro ripetitivo di chitarra, come un “bordone” d’accompagnamento.
È molto interessante la combine che propone Il sistema di Mel, e parlo di testi in italiano e musicalità non proprio nazionali, che sicuramente li de contestualizza da tutto un po’ quello che gira nelle orecchie in questo periodo. Anche per questo più vicini ad un genere europeo; resta infatti la curiosità di sentirli all’opera con testi in inglese e soprattutto in un live, per capire come possano far esplodere tutta questa energia tenuta a freno soltanto dal supporto digitale dal quale li si può ascoltare. Band del genere, infatti, si dovrebbero vivere nei concerti e non in casa. Non c’è lo spazio sufficiente tra quattro mura per le bombe.