IL QUADRO BIANCO DEL MASSACRO

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Tre amici in un salotto. Yasmina Reza blocca i suoi personaggi in un interno e scaglia su di loro le dieu du carnage. Il pretesto è un quadro, da cui il titolo Art.

Una grande tela di un metro e sessanta per uno e venti circa. Dipinta di bianco. Il fondo è bianco e strizzando un pochino gli occhi si possono notare delle sottili striature trasversali, bianche. Serge ha speso un capitale per averla, Marc pensa sia una merda bianca e Yvan avanza inconsciamente la possibilità che dietro ci sia un pensiero. Tre uomini, tre personalità differenti, tre stili di vita.

La scrittura raffinata e coinvolgente di Yasmina Reza prende di mira gli intellettuali metropolitani, quelli che sfoggiano cultura, che cercano continuamente di affermarsi attraverso un sistema di valori costituito e allo stesso tempo subìto; mette a nudo la natura umana, le sue dinamiche psicologiche, le sue bassezze e le pone in relazione con l’altro.

L’amicizia risulta strettamente confinante con invidia e individualismi, il rischio di sovrapposizioni è continuo e inevitabile. Andando oltre la tela balzano in scena crudeltà, doppiezze, falsità. La decadenza è inesorabile.

Alla base di tutti i rapporti c’è un demone: l’esigenza di dare un senso alla propria esistenza attraverso l’autoaffermazione. Ma in agguato c’è sempre lo spettro della solitudine.

Il grande merito di questa pièce è saper affrontare tutto ciò con tragicomica eleganza. Ogni apparente soluzione lascia sempre in campo un dubbio insoluto, una domanda strisciante. La riconciliazione, la riuscita di una relazione, non solo d’amicizia, sacrificano, forse, qualcosa che spesso si considera base necessaria di un legame: la sincerità.

Ma è davvero così? Cosa serve realmente per preservare un rapporto a cui teniamo? E se fosse la menzogna a venirci in aiuto?

Quel che dispiace è non vedere nella messa in scena quello scarto in più. A questo proposito può essere interessante gettare un occhio al cinema dove, nell’adattamento di un altro testo della Reza, Le dieu du carnage, Polanski sa andare oltre, ragionando sugli spazi claustrofobici e sulla costrizione fisica dei personaggi. La regia di Solari ci regala senza alcun dubbio uno spettacolo più che godibile ma, in quanto semplicemente funzionale al testo, non va a fondo, e resta, purtroppo, educatamente in superficie.

ART

di Yasmina Reza

regia Giampiero Solari

con Alessio Boni, Alessandro Haber, Gigio Alberti
traduzione Alessandra Serra
scene Gianni Carluccio
luci Marcello Iazzetti
costumi Nicoletta Ceccolini

dal 20 dicembre 2011 al 15 gennaio 2012

Teatro Eliseo – Roma

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