Family Circus

0

 

foto: Simona Fossi

La redazione di Pensieri di Cartapesta pubblica Family Circus, nuovo lavoro di Simona Fossi, vincitrice con Corpi recisi della I ed. del concorso fotografico Scene da una fotografia “Nuda Anima” promosso dalla compagnia DoveComeQuando. 

Info:

album Flickr

pagina Facebook

 

 

Descrizione dell’artista:

L’arte di strada mi ha sempre affascinato. E’ quella commistione tra teatro, musica, giocoleria che dall’intrattenimento genera magia. Quando nel 2009 ho iniziato a fare fotografia di scena, il teatro di strada è stata la mia prima scuola, perciò questo progetto è come un ritorno alle origini nella mia esperienza fotografica.

La “Family Circus” del titolo sono gli Sprockets. Lei francese, Izzy, lui inglese, Scott, vivono insieme al figlio Theo. Artisti ambulanti, girano il mondo con i loro spettacoli. Una famiglia particolare certo, ma fin qui niente di eclatante, se non che la loro casa è un vecchio bus inglese a due piani, il “Circus Bus”. Dal 1997 ad oggi hanno attraversato 5 mari, 6 deserti e visitato in tutto quasi 50 paesi!

Li ho conosciuti da spettatrice, nel 2010, e ne sono rimasta totalmente affascinata. Poi ho avuto l’opportunità di conoscerli meglio e di fotografarli nel 2011, al Festival delle Arti Distratte di Empoli (FI). Infine quest’anno, il 2012, ho colto l’occasione dell’invito al Festival del Teatro di Strada di Torino per passare un po’ di tempo con loro.

Sono stata testimone, se pur per poco, della loro storia. Questo piccolo progetto fotografico vuole essere un omaggio a loro, raccontandone gli spettacoli, i viaggi, gli amici, i luoghi di passaggio e soprattutto i momenti della quotidianità.

Scott Harrison chiude il suo negozio di giocoleria, quando sua moglie Isabelle Feraud lascia il lavoro in un ristorante di Londra. Da qui partono per la grande avventura, insieme al piccolo Theo. Inventano una nuova forma di circo che coinvolge il pubblico con bravura ed ironia e avrà successo in tutto il mondo. Trasformano un vecchio bus nel loro fantastico circo tutto verde, che diventerà anche la loro casa viaggiante. Theo cresce ed impara vivendo così ed adattandosi alle situazioni più diverse.

“Insieme siamo in grado di scoprire nuovi orizzonti, culture, persone e, la cosa più importante, interagiamo con loro nei nostri spettacoli – dice Scott – i bambini si adattano meglio degli adulti alle diverse culture, abbiamo provveduto all’educazione di Theo in scuole locali dalla Nuova Zelanda al Guatemala e, ove possibile, per corrispondenza. Pensiamo che viaggiare abbia contribuito a fargli avere una mente più aperta”.

Quando penso al concetto di “precarietà” nella società contemporanea (in particolar modo nel nostro paese), mi chiedo se non ci sia un modo diverso di viverla. Loro non hanno stipendio fisso, poiché vivono esclusivamente dei loro spettacoli e ricevono offerte “a cappello” da parte degli spettatori.

Non hanno fissa dimora, niente radici nella società, ma allo stesso tempo hanno amici in tutto il mondo. Non hanno nessun progetto a lungo termine, tranne le date del tour che vengono decise di volta in volta. Eppure è incredibile la loro capacità di adattamento, ottimismo, voglia di fare e di imparare.

Dopo aver lasciato l’Inghilterra nel 1997, gli Sprockets hanno viaggiato in Francia, Italia, Grecia. Dal 1998 hanno iniziato ad attraversare l’Asia dalla Turchia all’Iran, Pakistan, India, Nepal, Bangladesh, Tailandia, Malesia, Singapore, Brunei e Giappone. Nel 2006 hanno raggiunto l’Australia, Nuova Zelanda, attraversato l’oceano per l’America Latina: Cile, Peru, Ecuador, Brasile, Uruguay, Argentina, Colombia, Venezuela, Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Honduras, Panama, Messico, USA e Canada.

Nei loro viaggi hanno imparato a gestire situazioni estreme anche per quanto riguarda il clima, dai deserti del Medio-Oriente alle terre innevate del Canada. Il loro modo di prendere la vita, nonostante tutte le difficoltà che si possano presentare, è stupefacente. Incredibile la capacità di reagire agli imprevisti, di andare avanti, di creare e riciclare, di fare arte sempre e comunque con il sorriso. E sembra che il loro mezzo, il “Circus Bus” incarni proprio lo stesso spirito.

Nei momenti di calma, tra un’esibizione e l’altra, mi sono divertita ad ascoltare i loro aneddoti e a guardare le loro fotografie, testimoni di ricordi in terre lontane. Queste immagini, scattate tra la Toscana e Torino, sono il mio piccolo contributo a questo splendido racconto. 

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Redazione

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi