7 ottobre – 27 novembre
Macro testaccio – La Pelanda
Piazza Orazio Giustiniani 4
romaeuropa.net
St/ll di Shiro Takani è in qualche modo un saggio su come natura – l’elemento dell’acqua – e cultura – la forma evocativa della pioggia che cade a dirotto assomiglia terribilmente allo scorrere di stringhe di codice – siano fuse insieme in un movimento trasformativo che è al contempo veloce ma sospeso nel tempo. La sobria esecuzione di forme e ritmi differenti rende la 3D Water Matrix uno schermo cinematografico peculiare: le forme astratte create dalle gocce d’acqua spinte dalla forza di gravità verso il basso creano giochi mentali infiniti. E ancora l’elemento del tempo è indagato in maniera fenomenologica da The Sorcerer’s Apprentice di Christian Partos. In questo caso la Water Matrix è investita da fasci di luce strobo che, nonostante l’acqua continui a cadere, sospendono il tempo, mostrando strati geologici di gocce in sospensione, fino a rompere la regola della legge di gravità universale: particelle d’acqua in apparente sospensione sembrano pulviscolo atmosferico prima, per ottenere poi la stupefacente apparenza di muoversi al contrario, invertendo le leggi fisiche che governano l’universo. Quando i fasci di luce, e la musica, tornano a ritmi normali, si ha la sensazione fortissima di essere usciti da rito ancestrale in cui si scopre l’elemento trasformativo del tutto, il modo misterioso in cui gli elementi coincidono e, sicuramente, più razionalmente, la forza dell’arte di sospendere le regole della fisica per entrare in un mondo in cui è possibile piegare lo spazio e il tempo per fargli assumere nuovi significati.
L’opera del collettivo NONE, DeepDream_Act II ci porta all’interno di una struttura archietettonica a forma di croce greca completamente rivestita di specchi su cui quattro canali video proiettano immagini raccolte tramite la pagina Facebook dell’opera. Si è immediatamente proiettati in uno spazio in cui si perde l’orientamento a causa del senso d’infinito provocato dal gioco di riflessi: è forte la sensazione di essere sospesi in mezzo all’incommensurabile mole di dati e metadati che ogni giorno riversiamo su quell’internet che è ormai divenuto un mezzo indispensabile e in qualche modo terrificante, come riflette Herzog nel suo ultimo documentario Lo and Behold (2016). Una volta presa confidenza con l’assenza delle normali dimensioni, rimanere sospesi in quella che sembra la concretizzazione della megasfera creata dal TecnoNucleo in Hyperion di Dan Simmons (1989) è una sensazione vertiginosamente entusiasmante, in cui si perde, ancora una volta, il senso dello scorrere del tempo.
Completano questo viaggio nelle arti tecnologiche Zee di Kurt Hentschlager, una prepotente affermazione del potere creativo dell’occhio umano che, travolto da luci pulsanti, crea immagini astratte e psichedeliche come se nient’altro esistesse e l’esibizione/riflessione del Laboratorio Percro sugli ultimi risultati raggiunti nei campi della robotica e della realtà virtuale.
Anche quest’anno Digitalife si conferma come una delle realtà più interessanti presenti sul territorio romano, tanto per selezione degli artisti quanto per i temi estremamente attuali che investe, con gusto raffinato e riflessione intelligente.