Contest 2013: Lo Stato della follia

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Che cos’è un Opg? Quale realtà infernale si cela dietro i cancelli di questi istituti? Quali sono le condizioni dei pazienti/detenuti? Il regista Francesco Cordio ci fa entrare in questi luoghi attraverso le durissime immagini del suo documentario, Lo stato della follia, proiettato al Nuovo cinema Aquila durante il Contest 2013: Territori, Azioni Spazi Visioni.

Lo stato della follia, di Francesco Cordio, Italia 2012, 72’

Con: Luigi Rigoni

Produzione: Francesco Cordio in associazione con Teatri di Nina e Indipendent Zoo Troupe

Sceneggiatura: Francesco Cordio, Leonardo Angelini, Diego Galli

Fotografia: Mario Pantoni

Montaggio: Giacobbe Gamberini e Michele Castelli

Musiche: Gianluca Misiti

Canzone/titoli di coda: Daniele Silvestri

Suono: Paolo Fontana

 

Tutti sanno che in Italia i manicomi sono stati chiusi dopo la Legge Basaglia del 1978, ma forse non tutti sanno cosa sia un Opg. Gli Opg sono Ospedali Psichiatrici Giudiziari che, nella seconda metà degli anni ’70, hanno sostituito i vecchi manicomi criminali. Nel 2010 la Commissione d’inchiesta del Senato sull’efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino, ha effettuato dei sopralluoghi a sorpresa in queste strutture, portando alla luce una realtà scioccante: il degrado, la sporcizia e i maltrattamenti riscontrati hanno dimostrato come queste strutture non siano poi così diverse dai vecchi manicomi criminali. Nel 2012 la Commissione giustizia del Senato ha approvato la chiusura definitiva degli Opg entro il 31 marzo 2013, ma la chiusura è stata prorogata di un anno per mancanza di strutture alternative per i detenuti.

Gli Opg in Italia sono sei e ospitano circa 1500 persone, delle quali solo un 10% sono assassini, mentre la maggior parte si trova lì per reati lievi. Queste strutture dovrebbero occuparsi contemporaneamente della cura e della pena dei malati mentali ritenuti pericolosi per la società, ma in realtà quello che fanno è abbandonarli a loro stessi, alla loro sporcizia, imbottendoli di medicinali che probabilmente servono solo a sedarli e non a curare realmente le singole malattie di ognuno di loro. Per molti detenuti che potrebbero essere rilasciati, in realtà la pena viene continuamente prorogata, o perché vengono ritenuti ancora socialmente pericolosi, o perché non hanno un progetto terapeutico.

Francesco Cordio segue con la sua videocamera i sopralluoghi effettuati negli Opg, mostra questa dura realtà senza filtri, non nasconde le immagini più forti, anzi, rileva proprio gli aspetti più vergognosi; dai fori praticati nei letti per far passare gli escrementi, ai bagni in condizioni igieniche pessime, alle minuscole celle affollate di letti e detenuti. La parola viene data agli internati; alcuni parlano da dietro le sbarre con occhi privi di speranza, altri vengono inquadrati con dei primissimi piani in tutta la loro disperazione, mentre con la bocca impastata dai medicinali e con la mente annebbiata tentano di raccontare tutto ciò che sono costretti a subire lì dentro, altri ancora rimangono immobili, sotto le coperte in silenzio.

Alla crudezza di queste immagini si alterna il racconto in prima persona dell’attore Luigi Rigoni, ex-internato nell’Opg di Aversa, che ripercorre dolorosamente la propria esperienza su un palcoscenico, in un teatro vuoto. Il palcoscenico è un luogo in cui l’attore può ricordare, rivivere e trasmettere la propria esperienza, ma è anche un luogo con il quale il regista stesso ha un forte legame avendo iniziato la propria carriera proprio in teatro, prima come attore e poi come regista.

Il documentario di Francesco Cordio ci fa porre numerose domande, prima fra tutte quella sul perché in un paese “civile” come l’Italia ci sia ancora gente costretta a vivere in queste condizioni, privata di qualsiasi diritto, trattata alla stregua di animali, se non peggio. Riprendendo le parole di Cecilia Mangini, che ha introdotto il film insieme a Vittorio Sindoni durante la proiezione al Nuovo Cinema Aquila, questo documentario rappresenta la metafora più significativa dello stato italiano; debolissimo verso i forti e spietato nei confronti dei deboli.

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Autore

Marta Palamidessi

Laureata in Letteratura Musica e Spettacolo. Studentessa di Editoria e Scrittura.

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