Cannes 74 | Mamoru Hosoda | Belle

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Titolo originale: Belle: Ryu to Sobakasu no Hime
Durata: 127′
Origine: Giappone, 2021

Suzu, una liceale di 17 anni, vive nelle campagne della Prefettura di Kochi con il padre, dopo aver perso la madre in giovane età. La prematura perdita ha fatto chiudere Suzu in sé stessa e l’ha allontanata dal padre, dai suoi coetanei e dalla cosa che più amava fare: cantare. Dopo aver capito che scrivere musica è il suo unico scopo nella vita, Suzu entra in [U], un mondo virtuale con cinque miliardi di membri online, dove diventa Belle, un avatar di fama mondiale per la sua voce straordinaria. Il suo incontro con un drago misterioso la porta a intraprendere un viaggio ricco di avventure, sfide e amore, alla ricerca della sua vera natura.

Mamoru Hosoda racconta una storia di crescita e lo fa senza mai trascurare l’elemento estetico. Ad impressionare è soprattutto il mondo “reale”, che rispetta i più classici parametri degli anime giapponesi. Buone anche le ambientazioni del mondo virtuale di [U], in cui Hosada si spinge un po’ più in là con la grafica computerizzata. Non a caso “i due mondi” sono stati affidati a diversi character designer: Hiroyuki Aoyama si è occupato di quello reale, Takaaki Yamashita e Jin Kim hanno invece pensato a quello virtuale. In quest’ultimo non mancano i colori e la fantasia, senza dubbio apprezzabile. Piace inoltre la chiara differenziazione tra i due universi: stili così diversi non lasciano spazio ad alcuna confusione.

Molte le citazioni che infarciscono la storia, tra cui quella evidentissima de La Bella e la Bestia (con tanto di castello e rosa che perde i petali). La sua rivisitazione risulta moderna e più che mai attuale, capace di lasciare da parte la componente romantica per soffermarsi su valori diversi quali il dolore, il sostegno al prossimo e la famiglia. Proprio qui Hosoda si gioca la carta più importante, spingendo la sua protagonista Suzu ad un gesto eroico ma perfettamente verosimile. Quello stesso gesto le permetterà di fare pace con la morte della madre, con l’allontanamento dal padre e con tutte le sue difficoltà relazionali. Un messaggio decisamente potente, impreziosito da una colonna sonora imponente composta da una trentina di brani originali (tra cui molti strumentali) interpretati per lo più dalla cantante Kaho Nakamura.

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