Cannes 67 | Un certain Regard #1

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Il Festival di Cannes, aldilà delle passerelle e delle celebrità, sa aprirsi alla contaminazione, ai rischi della sperimentazione e alle vertigini della contemporaneità. Nella sezione Un Certain Regard, dove comunque non mancano grandi nomi, si pensi a Wim Wenders o al divo Ryan Gosling, si incontrano sempre sguardi non convenzionali, capaci di tracciare percorsi assolutamente personali, oltre le mode. E tra le proposte del programma, si incontrano dei titoli importanti, delle folgorazioni che, magari, avrebbero meritato anche un posto d’onore in concorso.


La chambre bleue
regia
Mathieu Amalric 
sceneggiatura 
Mathieu Amalric, Stéphanie Cléau
con 
Mathieu Amalric, Léa Drucker, Stéphanie Cléau, Laurent Poitrenaux, Serge Bozon
produzione e distribuzione Alfama Films

Un Certain Regard – Festival de Cannes 2014

Mathieu Amalric è certamente uno di questi colpi al cuore. Dopo aver vinto il premio per la migliore regia nell’edizione del 2010 con Tournée, torna a Cannes con La chambre bleue, film tratto dall’omonimo romanzo di Georges Simenon.

Julien Gahyde e Esther Despierre, interpretati dallo stesso Mathieu Amalric e dalla sua compagna di vita Stéphanie Cléau, sono accusati di aver ucciso i rispettivi consorti per poter stare insieme, il film attraversa i ricordi e gli interrogatori, spesso non coincidenti, dell’inchiesta e del processo.

Il testo di Simenon è il punto di partenza ideale per Amalric che utilizza la destrutturazione narrativa e temporale per rendere la struttura ad incastro del racconto e cogliere tutte le implicazioni possibili del meccanismo del noir. Lontanissimo da un semplice adattamento, il regista ci regala una piccola perla che sentiamo come storia straordinariamente intima e privata.

 

The disappearance of Eleonor Rigby
regia
Ned Benson
con Jessica Chastain, James Mcavoy, Isabelle Huppert, William Hurt, Viola Davis, Bill Hader, Jess Weixler, Ciaran Hinds, Nina Arianda
produzione Unison Films

Un Certain Regard – Festival de Cannes 2014

The disappearance of Eleanor Rigby inizia con una scena sfavillante, una giocosa scena d’amore tra i due protagonisti non ancora trentenni. Poi un’ellissi ci porta in un altro luogo e in un altro tempo. Siamo su un ponte e fuori campo c’è il tentato suicidio di lei. È passato qualche anno, i due, ancora sposati, sono però separati ma noi non sappiamo perché.
L’opera prima di Ned Benson è la storia d’amore di Eleanor e Conor, una coppia che cerca di ricostruire la propria strada dopo essere inciampata nel destino. È un film pieno d’amore che precipita in una solitudine schiacciante. Non è un caso che il personaggio di lei prenda il nome da una canzone, Eleanor Rigby, dove i Beatles chiedono insistentemente da dove vengano tutte queste persone sole. Il cast si avvale di attori d’eccezione. Oltre la coppia scintillante di Jessica Chastain e James Mcavoy, abbiamo padri e madri che vanno da William Hurt a Isabelle Huppert.
Il montaggio presentato a Cannes viene da un progetto, più ampio, di due film di novanta minuti l’uno presentati al Toronto Film Festival. The disappearance of Eleanor Rigby – Her e The disappearance of Eleanor Rigby – His raccontano la storia dal punto di vista di lei il primo, di lui il secondo. Nella versione cannense, Them, che unisce i due sguardi, la dispersione narrativa che ne deriva, si pensi ai finali sovrapposti, ci regala una suggestione in più, quella di una malinconica peregrinazione sentimentale. Ben la racchiude cinematograficamente la scena finale in cui i due si perdono nel buio della notte newyorkese e che può sembrare, a chi vuole, una promessa, una forma di legame persistente destinato magari, chissà, a un nuovo inizio.

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