F. Boni | American Horror Story – Una cartografia postmoderna del gotico americano

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 American Horror Story

American Horror Story – Una cartografia postmoderna del gotico americano
 Scritto da: Federico  Boni 
 Casa Editrice: Mimesis Edizioni, Milano – Udine 2015 
 

Nell’era delle serie di qualità, in cui spesso e volentieri il prodotto televisivo affianca o supera quello cinematografico, fioriscono i primi studi sociologici su di esse.

Federico Boni, docente di Sociolinguistica e Metodi e tecniche della comunicazione all’Università degli Studi di Milano, dove presiede il corso di laurea in Comunicazione e Società, nel suo libro American Horror Story – Una cartografia postmoderna del gotico americano, edito da Mimesis nella collana Narrazioni Seriali, affronta le tematiche e gli intrecci della serie non solo facendo un’analisi su come il gotico venga adoperato come specchio della società attuale, ma realizzando una mappatura del genere in tutta la Serializzazione americana.

American Horror Story, creata nel 2011 assieme a Brad Falchuck, è il grande successo di Ryan Murphy, regista, sceneggiatore e produttore di serie importanti e diverse tra loro come Nip/Tuck e Glee.

American Horror Story è una serie antologica, in quanto ambientazioni, trama e personaggi cambiano di stagione in stagione. Attualmente si è arrivati alla quinta stagione, ovvero Hotel, che ha permesso alla new entry del cast, Lady Gaga, di conquistare un Golden Globe. Le precedenti stagioni della serie, che hanno sempre visto come protagonista indiscussa in vari ruoli nostalgici l’ancora bellissima e magistrale Jessica Lange, sono state Murder House (ambientata in una famosa villetta americana dei primi del ‘900, teatro di decine di efferati omicidi), Asylum (la quale ruota attorno a un manicomio gestito da suore), Coven (incentrata su una congrega di streghe) e Freak Show (ambientata in un tendone da circo, gestito da freaks, della Florida negli anni ’50).

American Horror Story

Nel suo libro Boni esplora quelli che sono i demoni e i fantasmi della società postmoderna, analizzando in particolar modo proprio queste ultime quattro stagioni, che fungono da base per poter stilare una vera e propria cartografia del genere gotico in tutte le sue declinazioni seriali, dalla rappresentazione della realtà fino agli elementi di base del genere horror. Gli spazi della serie, ognuno ben connotato in base alla stagione a cui si sta facendo riferimento, e le tematiche – in particolar modo quelle più delicate che vanno dalla sessualità al razzismo – vengono messe in relazione con la tradizione letteraria e cinematografica statunitense, divenendo così archetipi radicati nella cultura americana e nella sua rappresentazione del male.

«Se il genere dell’orrore si pone come una rappresentazione distorta e metaforica delle ansie e dei rimossi di una società, una rassegna dell’orrore americano insisterà sulle ansie e i rimossi della società statunitense, le cui perturbanti narrazioni tentano di esorcizzare il senso di colpa e di insicurezza di un’intera nazione». (Boni, p.7)

American Horror Story

Boni accompagna il proprio lettore, man mano che le pagine vanno avanti, alla scoperta di un mondo non particolarmente esplorato all’interno della letteratura sul cinema e illustra con fare certosino, mantenendo un linguaggio di facile comprensione e che incita a proseguire la lettura, la derivazione del genere gotico in America, partendo prima di tutto da un’individuazione più universale del genere, il quale più che prestarsi a una definizione è meglio conosciuto attraverso la sensazione che suscita nel collettivo.

Nel primo capitolo l’autore cerca proprio di contestualizzare questo fenomeno analizzando sia la relazione che si va a creare tra atmosfera perturbante e mezzo televisivo, sia indagando in modo più approfondito la storia del gotico televisivo fin dalle sue origini, risalenti anni ’50.

Il secondo capitolo è dedicato in tutto e per tutto alla serie, “sfruttandola” come punto di riferimento per concretizzare il discorso teorico di gotico seriale portato avanti nel precedente capitolo. È indubbiamente la parte più interessante e torbida dello studio di Boni, di più facile comprensione per chi ha visto tutte le stagioni della serie.

La terza e ultima parte si focalizza più sulle tematiche che vengono affrontate dalla serie, facendole dialogare tra loro esattamente come fanno gli autori stessi di American Horror Story. Boni evidenzia una certa autoreferenzialità nelle tematiche, tra cui la perenne ossessione nei confronti della giovinezza della bellezza, l’esplorazione della sessualità, ma anche la schiavitù e il razzismo, il tutto presentato in chiave pop.

American Horror Story

American Horror Story – Una cartografia postmoderna del gotico italiano, oltre a essere una sottile critica nei confronti della società postmoderna, è, in conclusione, un viaggio particolare e affascinante tra le grottesche apparizioni della serialità, un’analisi concreta e ben esplicata di un genere sempre più diffuso all’interno dei prodotti televisivi contemporanei e dell’uso strumentale che si fa di esso.

«Dopotutto, secondo Charles Lemert l’idea che i morti infestino la nostra stessa conoscenza non è così stravagante: non si può pensare alla lunga e tragica storia della schiavitù in America senza considerare gli schiavi morti; né si può pensare alla società globale contemporanea senza considerare il suo passato nei fantasmi del sistema coloniale». (Boni, p.112)

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Autore

Gabriella Giliberti

Pugliese di nascita, romana di adozione, sogna di trasferirsi a Parigi per l'eternità. Aspirante sceneggiatrice e scrittrice. Cinefila e bookaholic incallita. Ossessionata dalla serie tv, spera di scriverne una. Vive con la penna in mano, un libro nel cassetto ed il gatto sotto al letto. Laureata alla Sapienza in Arti e Scienze dello Spettacolo, ha poi conseguito due certificazioni di Alta Formazione in Sceneggiatura, di cui una alla Roma Film Academy (ex NUCT, Cinecittà), dove ha concluso uno stage come sceneggiatrice. Scrive come autore e critico cinematografico per Lega Nerd e collabora con Cinematographe.it. Ha collaborato come redattore di cinema e serie tv con Vertigo24.

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