Pure/Atlas

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Band: Pure

Album: Atlas

distribuzione: Audioglobe

Atlas, ultimo disco dei Pure, è un disco stupendo.

Un concept album che racconta una rinascita, una conquista, una presa di coscienza sul cosa fare o non fare, sul cosa lasciare al passato e cosa usare del presente per costruire un futuro.

Un album maturo, bellissimo, evocativo,

musicalmente completo, grazie anche ad una voce esperta, leggera, incisiva, potente, quella di Emiliano Dattilo, l’ingrediente segreto che caratterizza i Pure, e ancor di più questo disco.

L’ho ascoltato, sognando, e ve lo racconto così, come l’ho assorbito, come me lo ricordo al risveglio.

Alpha

è l’inizio della guerra interstellare, fuori dalla propria galassia, forse da abbandonare per trovare nuovi mondi da abitare, con la paura nel cuore di non vedere più i luoghi che fino ad oggi ci hanno accompagnati. Don’t let me go. Giusta ouverture del disco.

Echelon

inizio molto coinvolgente benché spoglio e semplice. Il pianoforte lascia chiudere gli occhi e accompagna una voce profonda e leggera. Echi lontani, molto suggestivi. La giusta quiete dopo l’inizio di Alpha dal groove più potente. Arriva il ritornello “Fly into the storme”, bellissimo, fa ben sperare. Ma siamo ancora in guerra.

Interstellar

si ritorna in galassia, con un bell’arpeggio iniziale, sorretto dall’incalzare della batteria che prende piede e cattura l’attenzione. Si ritorna in navicelle lanciate a velocità nello spazio interstellare. Poi d’improvviso arriva qualcosa da lontano, forse un pianeta, e poi lo scontro, l’elettronica, i sintetizzatori, molto ben utilizzati. Il finale di Interstellar forse è uno dei “giri” più belli che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni, davvero commovente.

Hyperion

ecco l’incontro con il pianeta sconosciuto e con i suoi abitanti. Un racconto, come una fiaba tramandata dagli anziani ai bambini. Viene voglia ti alzare gli occhi al cielo e dire “andrà tutto bene”, l’universo è la nostra casa e non può accadere nulla.

Echo Planet

c’è malinconia però per il pianeta abbandonato. Ma un nuovo inizio è nascosto tra le melodie. Turn away from here, turn away from the world.

Teja

ecco la spinta a ricominciare, a vedere se c’è qualcosa di buono in fondo alla galassia, in fondo all’ignoto in cui ci si ritrova dopo un importante cambiamento di rotta.

Atlas

è il risveglio chiarificatore. Si esce dalla nebbia e pian piano si torna ad osservare il mondo, quello attuale e quello lasciato alle spalle, che ad osservarlo da lontano sembra sempre più nitido e comprensibile. Non è uno di quei sogni che se ne va mentre si dimentica, è uno di quei sogni che resta impresso nella mente. Pezzo stupendo, avvolgente, emozionante.

Milky way

e adesso c’è da rimboccarsi le maniche ed iniziare la giornata, ricominciare a camminare, ad osservare il pianeta sconosciuto dove si è deciso di riprendere a vivere, magari non da soli. In due è sempre meglio passeggiare alla scoperta.

Event horizon

una giornata al lago rosso su Marte, foto di ricordi, slow motion di sensazioni, tutte ferme là, sull’orizzonte.

Oceans part 1/part2

insieme ce la faremo, è l’inno alla riuscita del percorso, del viaggio che ci ha portati fin qui, su nuovi mondi, per avere nuovi occhi attraverso i quali osservare.

Ascoltate Atlas al buio delle palpebre serrate.

 

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Autore

Andrea Palazzi

"Il passato è presente in ogni futuro". Andrea Palazzi scrive quello che i suoi occhi osservano e quello che la sua epidermide del cuore assorbe. Nelle sue recensioni traspare la continua ricerca tra l'esatta posizione delle cose e la loro giusta dimensione. Per lui l'arte è l'interazione emotiva tra chi crea e chi osserva.

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