Arturo Cirillo I Lo zoo di vetro

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di Tennesse Williams
regia di Arturo Cirillo
con Milvia Marigliano, Monica Piseddu, Arturo Cirillo, Edoardo Ribatto
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Mario Loprevite
 
18 Maggio 2016, Teatro India, Roma

 

“Questo è un dramma nato da ricordi. Come tale è illuminato tenuemente, è sentimentale, non è realistico. Nel ricordo ogni cosa ci appare come accompagnata dalla musica. Per questo tra le quinte c’è un violino che suona. “

Sono queste le prime parole di Tom, protagonista e narratore de Lo zoo di vetro di Tennessee Williams. Sono i suoi ricordi infatti ad essere messi in scena, abitati principalmente dalle controverse figure della madre Amanda e della sorella Laura. La famiglia vive in uno stato precario: il capofamiglia, innamoratosi delle “distanze“ è scappato di casa anni prima, lasciando così a Tom il timone di una barca traballante e sgangherata. Ogni componente della famiglia è intrappolato nella propria foresta di ricordi, nei propri errori commessi e nelle occasioni perse. Tom, “nervoso come un cantante d’opera”, lavora in una fabbrica di scarpe ma sogna continuamente di evadere da una realtà e da un famiglia opprimente, alimentando le proprie fantasie con fughe accuratamente pianificate, che siano esse dentro ad un cinema o nelle sue stesse poesie. La madre, “donna di azione non soltanto a parole”, segnata dall’abbandono del marito, ha con i suoi figli un rapporto che oscilla tra il premuroso e il pedante; cerca in tutti i modi di controllare spasmodicamente la loro vita rimpiangendo una gioventù felice, fatta di profumi, di giunchiglie e di pretendenti. E infine, Laura. La figura della sorella è probabilmente l’elemento più autobiografico del dramma: Williams aveva anche egli una sorella, rinchiusa in giovane età in un manicomio e successivamente lobotomizzata. Nel testo Laura, resa zoppa per colpa di una malattia, è una delicata creatura straniata del mondo, incapace di vivere la sua vita poiché bloccata dalle sue paure e dal mondo esterno, avente come sua unica via di fuga una collezione di animaletti di vetro, sarcasticamente chiamata dalla madre “lo zoo di vetro“, davanti al quale Laura si incanta e si rifugia. Subentrerà poi un quarto personaggio, Jim, amico di infanzia di Tom, un emissario del mondo della realtà, un simbolo sempre atteso e sempre rinviato, che riuscirà – seppur per poco – nel buio della casa ad illuminare la vera essenza di Laura.

Le giornate dei personaggi, in una casa che più che un pacifico luogo di ritrovo è “una bara”, scorrono davanti ai nostri occhi in un lento degrado evidente ad un pubblico esterno ma non a loro stessi, una dinamica molto simile a quello che accade nella vita. “Il futuro diventa presente, il presente diventa passato e il passato eterno rimpianto” e così si rimane bloccati dentro se stessi, nelle proprie paure e nei propri conti in sospeso senza aver mai il coraggio di affrontarli, divincolandosi strenuamente sempre nella propria stessa melma.

Arturo Cirillo porta coraggiosamente sul palco dell’India questo testo, apportando anche delle aggiunte a livello scenografico e sonoro – scelta delicata le canzoni di Luigi di Tenco che risuonano nella casa a scandire i vari quadri drammaturgici –, che fanno sì che questo dramma diventi lo specchio per una riflessione non solo su una famiglia americana degli anni quaranta ma sulla condizione umana. Si ha a volte però l’impressione che l’estetica, anche e soprattutto nella recitazione, voglia prevalere sul tema e sul messaggio dell’opera: l’ascolto tra gli attori, in alcune scene carente, viene rimpiazzato con escamotage scenici, fronzoli che il testo di per sé non richiede. Le parole di Williams sono parole pregne di filosofia esistenziale, sono parole di vetro, da maneggiare con cura che hanno bisogno di semplicità e verità ( attoriale e registica ) per essere comprese appieno.              

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Autore

Giulia Chiaramonte

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