Artisti in residenza #3. Studio Shows

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Il Macro ospita fino al 21 luglio, il progetto di residenza d’artista. Quattro spazi dedicati ed allestiti da quattro diversi artisti (due italiani e due stranieri), con l’intento di proporre una nuova idea di arte, più dinamica e completamente integrata con lo spazio espositivo ospitante. Una ricerca suggestiva e fortemente eclettica, che fa dell’opera d’arte una materia in continua evoluzione.

Artisti: Luca Trevisani, Riccardo Giacconi, Katerina Seda, Brian Bress

TitoloArtisti in residenza #3. Studio Shows

Luogo: Macro, via Nizza 138

fino al 21 luglio 2013

In fotoStudio Shows, Brian Bress, veduta dello studio #3

Fiori appassiti, squarci nella tela, figurazioni visive e sonore che prendono vita dal nulla. Tutto questo, al Macro, diventa arte e si arricchisce di forti suggestioni, di sensazioni inedite. Il programma di residenza d’artista, avviato dal museo romano nel 2012, ha un unico scopo: quello di stupire. E ci riesce pienamente. L’arte prende forma, è dinamica, diventa un tutt’uno con lo spazio intorno: non è una cosa a sé, ma acquisisce un sapore nuovo, diventa una realtà dotata di vita propria. I quattro spazi del secondo piano del museo di via Nizza, sono stati trasformati in studi di 100 mq ciascuno per accogliere i progetti di altrettanti artisti.

Non si tratta di opere statiche, ma di esposizioni in costante trasformazione. Dotate sì di vita, ma anche, come naturale conseguenza, di un intrinseco senso di effimero. Un aspetto che più che mai si coglie nella stanza d’artista che porta la firma di Luca Trevisani, scultore veronese, per il quale è forte il legame con la natura e con i suoi cicli di vita e di morte. Il progetto presentato al Macro intende esibire una serie di sculture che traggono origine dal ciclo dell’acqua, dalle sue forme e dai suoi contenuti. Entrando nello spazio dedicato alla sua creazione, la sensazione più netta è quella olfattiva: gli odori forti dei fiori appassiti, le percezioni inebrianti. Nella stanza successiva, va in scena il progetto di Riccardo Giacconi, che ha come oggetto di studio i linguaggi e le narrazioni. Letteratura e arti visive. Un binomio dal quale non si può prescindere considerando il lavoro dell’artista genovese. Ad accogliere lo spettatore è una stanza completamente buia con un grande schermo che si staglia sulla parete e che, a ripetizione, riproduce una serie d’immagini accompagnate dalla voce narrante di Maria Luisa Spaziani, poetessa torinese che ha preso parte all’esperimento di Giacconi.

L’immagine in movimento la fa ancora da padrona nello studio allestito da Katerina Seda; la famiglia è il fulcro della sua ricerca. Il divorzio, la figlia: tutto gira intorno a questi temi portanti che coinvolgono, in prima persona, la stessa artista ceca. La base di questa proposta è la profonda ricerca di un equilibrio nei vari rapporti familiari: un vero e proprio intervento sociale attraverso il vissuto e l’esperienza personale. L’ultima residenza, quella curata da Brian Bress, sembra distaccarsi profondamente dalle tre precedenti. I tableau-vivant appesi alle pareti raffigurano dei profondi squarci nella tela, i cui protagonisti sono degli improbabili personaggi in movimento, che sembrano avere l’intenzione di uscire da un momento all’altro dall’immagine riprodotta. L’opera dunque si apre e si forma da sola. E’ arte dinamica, che cambia e si modifica in continuazione, al limite tra la realtà e l’immaginazione.

Un progetto, questo avviato dal Macro, che ha l’intento di rendere attiva e dinamica l’operazione di produzione dell’arte, in relazione con lo stesso spazio espositivo. Anzi, a dirla tutta, è lo stesso spazio espositivo che si integra e diviene esso stesso arte a tutti gli effetti. Quella presentata è un’operazione innovativa, che stride con la classica idea di museo come luogo di esposizione e coinvolge ancor di più i cinque sensi dello spettatore.

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