La filosofia dei Genesis. Voci e maschere del teatro rock
Scritto da: Donato Zoppo
Casa Editrice: Mimesis Edizioni, Milano – Udine 2015
Collana: musica contemporanea
«Nella nostra cultura, le maschere sono viste come qualcosa dietro cui ci si nasconde, ma in altre culture sono il veicolo con cui si esce allo scoperto, ed è così che sono venuto fuori io». (p. 7)
«Io credo che l’uso di suoni e immagini possa essere sviluppato per fare molto di più di quello che abbiamo fatto. Tuttavia su una scala più larga esso abbisogna di una direzione più chiara e più coerente, che il nostro comitato pseudo-democratico non ha saputo fornire». (p. 106)
Possiamo dire che queste due geniali intuizioni di Peter Gabriel facciano da margini a La filosofia dei Genesis secondo Donato Zoppo, o comunque almeno all’era che va dal 1969, anno della pubblicazione del primo 33 giri From Genesis to Revelations, al 1974, anno in cui venne pubblicato l’ultimo album dei Genesis con Gabriel, ovvero The lamb lies down on Broadway.
Questo bel libro è diviso in quattro grandi parti: la prima affronta sostanzialmente gli anni pre-Genesis, e quelli fine anni Sessanta, in cui i musicisti prendevano consapevolezza dell’importanza della collettività, sia in campo sociale sia in quello artistico. È il rinnovamento, e la musica, il rock non può certo tirarsi indietro. I Pink Floyd, Frank Zappa, Velvet Underground, poi David Bowie e molte altre band, iniziarono a rivoluzionare il concetto di live. I concerti non sono più soltanto musica e fisicità dell’artista: diventano performance, una combine tra suoni e visioni. Lo sanno bene i Pink Floyd che si definirono Light show band: «… l’esibizione muta in performance, il musicista non si limita più a interpretare un repertorio ma affronta il palco con l’obbiettivo di esprimere un’idea» (p. 19). Il mondo del resto sta cambiando.
I Genesis sono ancora a scuola nel ’67, alla Charterhouse School. Gabriel, Banks, Rutherford e Phillips, da due band distinte, decidono di formarne una e ottengono subito un contratto con una casa discografica, la Decca. È da qui che inizia la Filosofia di Zoppo, dalla seconda parte del libro, da quel primo 33 giri del 1969: From Genesis to Revelations; un concept album, biblico quasi, sulla storia dell’uomo. È il preludio a tutto, soprattutto a Trespass, secondo album (1970), alla consacrazione del prog grazie all’etichetta discografica The famous charisma label, della quale i Genesis saranno la band di punta. Ma non solo, i ragazzi prendono coraggio nei live, nella concezione della performance e questo anche grazie all’incontro con artisti come Bowie. Agli inizi del 1971 si presentano col nuovo organico con Phil Collins e Steve Hackett. Altro album in arrivo, Nursery Crime, con all’interno The musical box uno dei classici brani della band. A questo punto i Genesis entrano a far parte della corrente musicale one track rock opera’s, ovvero l’opera rock, un album concepito con una struttura di brani organica da poter essere rappresentata scenicamente.
È proprio da qui che inizia la terza parte del libro, da Foxtrot (1972) e dalla rivelazione di Peter Gabriel, il quale inizia a travestirsi, prima da donna in abito rosso con testa di volpe, poi in fiore gigante con la faccia incorniciata tra i petali. In sostanza, il concetto musicale semplice ed immediato si evolve fino a trasformarsi in spettacolo, in arte. Nello specifico, nei Genesis, la performance canora e teatrale di Gabriel è in stretto legame con i testi e la musica dei loro brani; non si cerca di stupire il pubblico, lo spettacolo è piuttosto l’atto mediante cui raccontare esaurientemente tutto ciò che è racchiuso nella loro musica. È un’opera teatrale, un’opera rock! Anche per questo i Genesis raramente concedevano bis, proprio per la natura dell’opera in sé. Del resto questa band darà al genere in questione un aspetto più dettagliato, seguendo gli Who ed il loro Tommy ed anticipando il The Wall dei Pink Floyd.
A questo punto, quando si pensava che Foxtrot fosse uno dei loro migliori album, arrivò la perla (a mio parere personale): The lamb lies down on Broadway.
È il 1974. L’anno successivo Gabriel lascerà i Genesis, forse proprio perché divenuti troppo “gabrieldipendenti”; in questo ultimo album è rappresentata tutta la mistica genialità del musicista inglese.
Lamb lies è un doppio album, per via della grande mole di musica prodotta per crearlo nella sua completezza. Racchiude elementi di West side story (il musical) e di Pilgrim’s Progress (il libro): è un viaggio nella psiche umana, un cadere nel baratro per poi rinascere, grazie alla crescita personale, all’esperienza di vita.
È un concept album ambizioso e particolare – perché anche raccontando una storia unica e un concetto ben definito i brani che lo compongono funzionano bene anche da soli – nel quale i Genesis fondono il sapere scolastico con la genialità musicale, fatta di esperienza di ascolti e di sperimentazioni varie. L’album si può definire un capolavoro, questo è certo, benché l’uscita sia stata accompagnata da critiche non sempre positive, forse proprio per l’ambizione che racchiude, cosa che si paleserà in maniera ancora più forte nei live e nella nuova veste indossata dalla band, fatta di proiezioni e racconti visivi. Peter Gabriel ormai è il re di questo meraviglioso mondo, che presenta ogni volta all’inizio di un concerto del tour. È incredibile che tutto sia finito subito dopo.
La filosofia dei Genesis è un libro molto romantico per gli appassionati del genere prog/rock e soprattutto per i fun della band. Forse, per chi non conosce bene questo mondo, potrebbe risultare leggermente tecnico; tuttavia, superando alcuni passaggi un po’ caotici nella parte iniziale, è un testo che appassiona decisamente. La profonda spiegazione degli album, dei live, è comprensibile ed affascinante, sia nel racconto in sé sia per via delle parole utilizzate. Sicuramente siamo di fronte ad un’ottima piattaforma dalla quale osservare il mondo genesisiano, anche grazie alla mirata bibliografia scelta dall’autore.
In sostanza, è un libro completo e a Daniele Zoppo bisogna fare i complimenti, perché riesce a stupire persino chi sui Genesis ha letto e ascoltato moltissimo.