SFUMATURE VERSO IL NITIDO: CENTO VOLTE PRIMAVERA

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Le città contengono persone, azioni. Le si trova lì dove sono, ci si sposta dall’una all’altra, e raramente si pensa al loro “prima”. Non si costruiscono città, ma case, strade, scuole, ospedali: le città non sorgono dal nulla, sono lì per essere vissute.

Le immagini dell’esposizione Cento volte primavera. Fotografie di Tel Aviv dal 1909 a oggi conducono invece dove raramente si pensa di poter essere: alla nascita di una città.

L’immagine di Avraham Soskin Il sorteggio dei terreni, risalente al 1909, anno della fondazione di quella che diverrà Tel Aviv, mostra il sorteggio dei terreni tra le famiglie provenienti da Jaffa, organizzato da Akiva Arieh Weiss tramite estrazione per garantirne la giustizia. Un gruppo di persone radunato nel deserto, per creare dal niente una nuova città.

E le fotografie in bianco e nero narrano come quel niente che sfuma tra deserto e mare venga fatto man mano divenire qualcosa. A case e strade si aggiungono persone, non più solo macchie grigie sul bianco del deserto, ma figure attive come quelle ritratte nelle immagini della Scuola elementare femminile, o dell’Ospedale di Hadassa, sullo sfondo di una municipalità ormai indipendente.

La città cresce (Boulevard Rothschild 1913 e 1926), e gli intenti di farne una città giardino iniziano a prendere forma, come i progetti dello scozzese Patrick Geddes, che renderanno la Città Bianca di Tel Aviv patrimonio dell’umanità per i suoi edifici in stile Bauhaus.

Proprio la Città Bianca può essere, nel susseguirsi delle immagini esposte, il trait d’union tra la Tel Aviv degli inizi, quando nelle fotografie di Soskin il grigiore degli edifici si perdeva nel mare o nella sabbia, e quella di oggi, raffigurata nei nitidi scatti di Viviana Tagar.

Le geometrie delle costruzioni, le inquadrature che raccontano la vita quotidiana, mostrano come ormai la città sia ciò che sempre sono le città in cui si vive. Persone e azioni, movimento e luci, mercati, angoli di silenzio.

La città riacquista, nelle foto a colori, quelle caratteristiche che la rendono riconoscibile come tale.

Ma forse, davanti alla potenza delle luci, all’altezza dei grattacieli (Municipio durante i festeggiamenti del Centenario), arretra quella volontà di costruire dal nulla che emergeva dalle immagini del XX secolo: i colori fanno svanire le sfumature, e le superfici lucide dividono il deserto dal mare. Tutto è netto e presente, niente si perde più verso l’orizzonte: la città è, per essere vissuta.

Museo di Roma in Trastevere, piazza Sant’Egidio 1b, Roma

ideata da Roly Kornblit

a cura di Roly Kornblit, Francesca Barbi Marinetti

23 novembre 2011 – 08 gennaio 2012

immagine Avraham Soskin, Il sorteggio dei terreni, 1909, Tel Aviv, Museo Erez Israel.


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Autore

Roberta Astolfi

Convinta che i linguaggi siano una chiave per la comprensione del mondo, cerco di conciliare l'interesse per per le problematiche politico-sociali dell'attualità con la passione per le creazioni fantastiche. Laureata in Filosofia Politica, con basi di Filosofia del Linguaggio, affronto gli aspetti teorici e pratici di entrambe attraverso un dottorato di ricerca in Filosofia del Diritto.

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