B. Pampaloni | Roma Termini

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Roma Termini, di Bartolomeo Pampaloni, Ita/Fra 2014, 78’

Menzione speciale della giuria al Festival Internazionale del cinema di Roma del 2014

Roma Termini è il primo lungometraggio del regista Bartolomeo Pampaloni; è un documentario, che potrebbe anche essere un mokumentary visto che il regista a tratti partecipa attivamente alla storia che vuole raccontare.
Ma ciò di cui si parla purtroppo non è una storia, ma la realtà. È la vita vissuta dagli abitanti della stazione Termini, ormai per loro divenuta una città. E con il barbiere per giunta. Una città dove non si può dormire però, o meglio, non vi si può dormire al suo interno, perché non ci sono case, letti, alberghi, ostelli. Ci sono solo i treni, che poi di notte chiudono pure. E così appena al di fuori c’è un accampamento di letti, tutti in fila, come alle poste.
Tutti giù per terra, perché il mondo per questa gente gira vorticosamente e più in basso del suolo proprio non si riesce ad andare, almeno da vivi.
Per chi attraversa ogni giorno questa città invisibile, ma non immaginaria, gli abitanti di Termini sono come qualsiasi altra cosa si possa trovare in stazione ogni giorno. Potrebbero essere un negozio, una panchina, una scala mobile, un collega di lavoro. Per chi attraversa soltanto, infatti, è come se gli abitanti non avessero una vita: fanno parte del contesto. E invece una vita c’è. O meglio, c’era. Ognuno ha la sua storia da raccontare, ma non tutti hanno la lucidità di capire cosa stiano vivendo. Poi arriva la disperazione, <<fammi fare qualche cosa non mi lasciare nella merda, la mia vita sta finendo in barbonaggine>>, momenti di lucidità, ma poi si torna a dormire.
Ogni frame della pellicola è un passo borderline.
Sale ansia e forse odio, disagio, l’empatia è una brutta bestia a volte.
Probabilmente l’homeless è un lavoro come gli altri, bisogna saperlo fare e non tutti possono farlo.
Ci vuole coraggio sicuramente a girare un doc del genere. Bartolomeo Pampaloni merita un grande plauso sicuramente e la menzione al Festival del Cinema di Roma dà ragione alla ricerca cinematografica di questo ragazzo. Non mettendocela mai ci ha messo la faccia sul serio; ha intervistato, seguito, parlato per loro, ascoltato, raccontato senza mai, o quasi, prendere parola. E il tutto è stato fatto senza alcun sottofondo di dramma sociale per audience in tarda serata, come programmi ben famosi hanno fatto negli anni.
Pampaloni ha soltanto prestato i suoi occhi e le sue orecchie a tutti noi, mettendoci nei suoi panni.
E poi c’è sempre un lieto fine, come nelle favole, che sia un’altra vita, che sia l’unica morte.
Il film è dedicato ad Angelo Scarpa, uno dei protagonisti del film e delle strade intorno a Roma Termini. Probabilmente è lui che ci lascia una delle più grandi verità, parlando del padre: <<figlio mio quando non ci sarò più io sarai tu il vero principe…però non credere che i soldi ti fanno la felicità. Lascia perdere. Resta come sei, andrai bene>>.

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Autore

Andrea Palazzi

"Il passato è presente in ogni futuro". Andrea Palazzi scrive quello che i suoi occhi osservano e quello che la sua epidermide del cuore assorbe. Nelle sue recensioni traspare la continua ricerca tra l'esatta posizione delle cose e la loro giusta dimensione. Per lui l'arte è l'interazione emotiva tra chi crea e chi osserva.

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