Intervista a Julia Klemm (prima parte)

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Julia Klemm è un’artista tedesca, che ha scelto la capitale italiana come fucina di sperimentazioni. Personalità versatile, capace di sperimentare con la carta e la ceramica, cimentandosi con la terza dimensione, ci racconta del suo viaggio a Roma e delle differenze dell’ambiente artistico tra Italia e Germania. 

L’artista ha infatti partecipato alla mostra Romance 1 tenutasi presso la Gallery of Art della Temple University di Roma: la sua opera era ciò che rimaneva di una disinstallazione avvenuta negli spazi de La Situazione Act un paio di mesi prima. Qui l’artista incentrava la sua ricerca sulla percezione della natura, incollando fotografie della Terra (vista con google map) su cartone.

Per andare al Blog di Julia Klemm, cliccate qui

Carmen Capacchione:  Why did you choose “to  be  an artist“?

Julia Klemm: During my youth I painted a lot, mostly landscapes and animals. Then I started with photography, depicting my dog and landscapes. Distancing myself from the two-dimensional surface I eventually became increasingly more interested in three-dimensional work and started an apprenticeship as a wood sculptor in Munich. There I became acquainted with the methods of sculptoring. Next to the proper use of these methods it was already very important to me to convey an artistic message at the time of my apprenticeship. Due to this reason I decided to apply to the Art Academy in Munich to study in the class of Prof. Prangenberg. Therefore becoming an artist was not a rational decision for me but rather an inner longing.

C.C.: Which are your models and which are materials that you prefer to use?

J.K.: Regarding my work I find it important that it should keep things open for the viewer. This too is the reason why I work with abstractions. The form and what happens within the form itself, is what I am interested in. Which materials I use depends on the subject I deal with. The materials I work with currently are clay, cement, paper and metal. Clay for instance, I find particularly interesting, because it is such a primeval, natural and original material. It permits a certain freedom in the creative process, which is very important to me, too. When working with clay, the idea does not remain above it, but rather it moves on the same level, allowing further interesting forms to develop during the process.

Traduzione:

Carmen Capacchione: Perché hai scelto di essere un’ artista?

Julia Klemm: Durante la mia adolescenza ho sempre dipinto molto, dedicandomi specialmente ai paesaggi e agli animali. Dopo ho scoperto la fotografia; i soggetti erano quelli della pittura: gli animali (ed in particolare i miei cani) ed il paesaggio. Successivamente mi sono  distanziata dalla superficie bidimensionale, ed è cresciuto in me l’interesse per i lavori tridimensionali; così ho iniziato un apprendistato come scultrice di legno a Monaco. Qui ho cominciato a conoscere i metodi della scultura, e contemporaneamente all’uso appropriato di questi metodi, per me si è rilevato subito importante comunicare un messaggio artistico, che fosse parallelo alla formazione. Per questa ragione, ho deciso di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Monaco, dove ho seguito il corso del Professor Prangenberg. Diventare un’ artista quindi non è stata una decisione razionale, ma piuttosto un desiderio interiore.

C.C.: Quali sono i tuoi modelli e quali sono i materiali che preferisci?

J.K.: Considerando la mia produzione, credo sia importante che il mio lavoro continui ad essere aperto al pubblico, in modo da stimolare la loro attenzione, nonché la loro fantasia. Questo è anche il motivo per cui lavoro con l’astrazione. La forma e ciò che accade con essa è quello che mi interessa. Per quanto riguarda i materiali invece, la mia scelta dipende dai soggetti con cui tratto. Di solito lavoro la creta, il cemento, la carta e il metallo. Ad esempio trovo la creta particolarmente interessante, perché mi dà l’idea di una materiale primitivo, naturale e che rimanda alle origini del mondo. Permette inoltre una certa libertà nel processo creativo, che è fondamentale per me. Quando lavoro con la creta, l’idea non rimane sopra di essa, piuttosto si muove allo stesso livello, permettendo così a forme interessanti di svilupparsi durante il processo.

 

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Autore

Carmen Capacchione

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