J. Maloof, C. Siskel |Finding Vivian Maier

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FindingVivianMaier_FacebookFinding Vivian Maier, di John Maloof e Charlie Siskel, USA, 2013, 83′

@ Il Kino, 1,2 e 3 Maggio

Produzione Ravine Pictures Distribuzione Giangiacomo Feltrinelli Editore

In uscita nelle sale cinematografiche il 17 Aprile

È un tassello della storia della fotografia l’opera ritrovata di Vivian Maier: più di centocinquantamila negativi chiusi in scatoloni da una donna solitaria, insieme ad alcuni video e alle registrazioni su nastro delle interviste agli uomini senza qualità in fila al supermercato. Reperti imballati insieme a mille piccoli oggetti e ritagli di giornale, frammenti di quotidianità e parole a testimonianza della follia umana costituiscono, insieme ai contradditori resoconti dei bambini di cui si occupava e dei genitori che la ospitavano nelle loro case come nutrice e cameriera, la ricostruzione impossibile della personalità di una brillante artista vissuta nell’anonimato e in un metodico isolamento.

Un sottile senso dell’humour; una spiccata sensibilità per la tragedia, anche banale; la generosità che traspira dall’abilità nell’incorniciare i corpi, aggraziati o grotteschi, dei passanti; un trattamento pittorico della luce ambientale: sono solo alcune delle caratteristiche delle fotografie, nel tipico formato quadrato della Rolleiflex perennemente al collo della misteriosa bambinaia giramondo, che riempiono le aree oscure dell’ambigua biografia. Il percorso di ricerca duplica un’esperienza esistenziale cadenzata dal ripetersi ostinato dei temi dell’ombra, dello specchio e del riflesso che, come un basso continuo, infestano le composizioni eterogenee dell’autrice.

Alta e imponente, forte e solitaria; secondo alcuni solo eccentrica, secondo altri decisamente pazza. Nessuno, in fondo, la conosceva bene: sapevano solo due o tre cose di lei, gli indizi che lasciava trapelare quando perdeva il controllo.
Come la sua unica amica la abbandonò lungo la strada, un luminoso pomeriggio estivo, per andare al mare con i suoi bambini – la voce di Viv tremava dalla disperazione nonostante lo sguardo impenetrabile; mancavano nove anni alla sua morte, anni riempiti da solitarie passeggiate nel parco e annebbiamento della mente – così è impossibile chiedersi perché non sia mai venuto in mente a nessuno, tra coloro che come ombre attraversarono la sua vita, cosa facesse con quella dannata macchina, pronta ad esplorare la strada, i suoi  oggetti e gli sguardi abbandonati. Resoconti confidenziali ma politici: ferite aperte nel già o nel troppo visto, che ci chiedono di avvicinarci ancora e prestare più attenzione, perché l’emancipazione è nascosta nella visione di chi pensavamo essere uno spettatore passivo di una vita solo subita.

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Autore

Giulia Belloni

« Art et politique tiennent l'un à l'autre comme formes de dissensus, opérations de reconfiguration de l'éxperience commune du sensible» Jacques Rancière, Le spectatuer émancipé (2008).

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