Festival Internazionale del Film di Roma – I corpi estranei

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Fra i film italiani in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, è stato presentato I corpi estranei di Mirko Locatelli, un film quasi documentaristico sulle difficoltà e la solitudine di un uomo alle prese con la malattia del figlio.

 

I corpi estranei, di Mirko Locatelli, Italia 2013, 101’

Sceneggiatura: Mirko Locatelli, Giuditta Tarantelli

Fotografia: Ugo Carlevaro

Montaggio: Fabio Bobbio, Mirko Locatelli

Costumi: Lidia Maria Corna

Musica: Baustelle

Suono: Paolo Benvenuti, Simone Olivero, Daniele Sosio

Cast: Filippo Timi (Antonio), Jaouher Brahim (Jaber), Tijey De Glaudi e Gabriel De Glaudi (Pietro)

 

 

I corpi estranei è un film che nasce da un’immagine, quella di un padre e di suo figlio, colta da un’osservatrice esterna in un reparto di oncologia pediatrica. Questo racconta la sceneggiatrice del film, nonché moglie del regista Mirko Locatelli, Giuditta Tarantelli, la quale ha costruito poi su questa scena scolpita nella sua memoria la storia di questo film.

Protagonisti di questa vicenda sono, appunto, un padre, Antonio, e suo figlio di un anno, Pietro, gravemente malato. Tutto il resto, compresa la famiglia composta dalla madre e gli altri due figli, resta una presenza lontana, della quale non scopriamo nulla.

Il tema principale, contro ogni previsione, non è quello della malattia. Infatti, sono quasi assenti i dettagli medici, sappiamo solamente che il bambino ha un tumore al cervello e che dovrà sottoporsi ad un’operazione chirurgica. Quello che interessa al regista è il tema della fragilità umana, della solitudine di un padre di fronte alla malattia del figlio.

Antonio è un uomo piuttosto grezzo, lo capiamo fin dalle prime battute, recitate con un forte accento umbro che rende le frasi iniziali del film quasi incomprensibili. Solo, in una città a lui estranea come Milano, l’uomo passa il tempo prendendosi cura di suo figlio in un reparto di oncologia, dove incontra un ragazzo tunisino, Jaber, che si trova lì per assistere un suo amico ammalato.  Antonio si mostra diffidente verso una cultura così diversa dalla sua, verso le strane usanze di questi “arabi”, anche se alla fine capirà che il dolore per la malattia è uguale per tutti.

I corpi estranei è un film che si regge quasi completamente sulla figura di Antonio e sull’ottima interpretazione di Filippo Timi, il quale dimostra di saper gestire con grande naturalezza l’imprevedibilità che comporta la presenza di un bambino molto piccolo sul set. La videocamera sembra voler spiare, seguire questo uomo in un momento così difficile della sua vita, senza però riuscire ad approfondire nessun aspetto della sua esperienza passata, né della sua personalità. La sensazione è quella di osservare senza conoscere, senza capire a fondo chi siano questi personaggi che si muovono davanti ai nostri occhi, che in fondo dovrebbe essere stata la stessa sensazione provocata da quell’immagine registrata nella memoria della sceneggiatrice.

Il regista riesce comunque a realizzare un bel ritratto delle emozioni e della tenerezza esistente fra padre e figlio, riuscendo a commuovere senza l’obiettivo di suscitare la compassione dello spettatore, intento che ci si aspetterebbe da un film che riguarda tali tematiche. Il discorso sull’incontro-scontro fra culture diverse sembra invece interrotto a metà, forse un tema troppo importante e complicato da affiancare ad una questione delicata come la malattia infantile.

I corpi estranei sono Antonio e Jaber, entrambi “stranieri” in una città come Milano, distanti l’uno dall’altro, profondamente diversi, ma uniti dall’esperienza dolorosa della malattia. Perché in fondo anche loro sono malati, come specifica la sceneggiatrice sono “malati invisibili”, fragili, costretti a sopportare in silenzio il peso della malattia senza però ricevere alcun aiuto.

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Autore

Marta Palamidessi

Laureata in Letteratura Musica e Spettacolo. Studentessa di Editoria e Scrittura.

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