Speciale TdV9 | Intervista a DEHORS/AUDELA

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tdv9

 

In occasione del festival Teatri di Vetro 2015 – TdV9 – che si svolgerà a Roma dall’1 al 15 novembre 2015 occupando spazi quali il Macro di testaccio, l’Opificio Romaeuropa, Carrozzerie N.O.T., il teatro Vascello, la redazione di Nucleo Artzine ha intervistato gli artisti ospiti di questa nuova edizione della rassegna di musica/danza/teatro che è alla sua nona edizione. Il titolo scelto dallo staff di TdV9 è “La comunità che viene”, che pone l’accento sul bisogno concreto di creare una comunità artistica a cui potersi rivolgere, che possa costruire continuamente spazi di creazione, ridefinendo il proprio terreno di lavoro e la propria pratica.

La giornata conclusiva della rassegna vedrà come protagonista il cantiere di formazione e scrittura coreografica ACERBO TOTALE, un progetto promosso da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Teatri di Vetro/triangolo scaleno teatro, Cie Twain/OFFicina TwaIN, che si propone di sostenere i giovani coreografi nella loro formazione artistica. Presso la sede di Carrozzerie N.O.T. saranno ospiti Valeria Loprieno e la compagnia DEHORS/AUDELA.

Nata dall’incontro fra Elisa Turco Liveri e Salvatore Insana, DEHORS/AUDELA nasce nel 2010 nello spazio dell’Atelier Meta-Teatro diretto da Pippo Di Marca. Come si legge in calce nel loro website: “Il progetto di cui fanno parte fa confluire teatro, videoarte e performance nel segno di una ricerca continua in cui i diversi codici artistici mantengano comunque una loro specificità e al contempo siano capaci di generare nuove forme espressive.” Perfetto Indefinito è il lavoro che presentano in occasione di TdV9, e quale migliore occasione per intervistare la compagnia sulla natura di questo progetto.

Per ulteriori info: DEHORS/AUDELA

 

Dehors Audela.Acerbo Totale 2

 

 1. Da dove nasce il lavoro che verrà proposto a Teatri di Vetro 9 e qual è stato il suo processo di creazione?

Perfetto Indefinito nasce da un’attrazione tanto fatale quanto inizialmente casuale, verso la vita/opera di Claude Cahun. Abbiamo scoperto e continuiamo a scoprire in lei una figura de-genere, multiforme, visionaria, capace di una intermedialità ante litteram e di una accanita riflessione sulla propria identità. Per nostra natura compositiva e operativa ci sentiamo vicini ad una tale trasversalità creativa e di ricerca, il nostro è da sempre un lavoro che va avanti per vie centrifughe, mescola i linguaggi, li sovrappone, li fa cortocircuitare, come faceva già Cahun quasi cento anni fa, tra scrittura, fotografia, teatro, collage, scambio di ruoli. Nella difficoltà (insormontabile?) di trovare uno spazio di ricerca a Roma, siamo grati a Acs Abruzzo Circuito Spettacolo e a Stalker Teatro per il sostegno ricevuto in fase di creazione del progetto.

2. Qual è il rapporto della performance con i lavori passati? Il lavoro prevede sviluppi futuri?

Perfetto Indefinito costituisce per noi un ulteriore tassello rispetto ai campi d’indagine verso i quali indirizziamo la nostra attenzione. Dopo Strategia K, una riflessione sul confine tra rappresentazione e realtà (condizione indotta alle recluse dell’ospedale Salpetrière di Parigi), continuiamo a indagare i confini e gli sfasamenti d’identità. Puntiamo con sempre maggiore consapevolezza alla “confusione” tra linguaggi, materiali, nell’eterogeneità delle fonti di riferimento, nel riciclo virtuoso del sommerso, tentando di connettere il “quotidiano” con l’estatico. Puntando per una volta, in questo caso, ad un materiale in apparenza più circoscritto ma poi rivelatosi punto di partenza per nuove connessioni, tra arte, letteratura e performance.

Il lavoro su Claude Cahun sta proseguendo con un capitolo ancora più appassionante, con la collaborazione di una nuova performer, Nuvola Vandini, di Giulia Vismara, sound artist, e della light designer con cui lavoriamo da tempo, Giovanna Bellini. La nuova opera vedrà il suo debutto a fine primavera presso la Tenuta Dello Scompiglio.

3. La perfezione e l’imperfezione sono concetti sempre più labili e indefinibili: è più semplice probabilmente definirli in maniera soggettiva – come dal punto di vista di un artista singolo e dalla sua ricerca personale e professionale –che in maniera oggettiva e universale. All’interno del lavoro proposto è possibile arrivare ad una risposta o si aprono ulteriori domande sull’argomento?

La perfezione, come sogno della ragione, non può che generare mostri e delusioni. E soprattutto ossessioni. Noi puntiamo all’indefinito, giocando sull’ambiguità e sul paradosso.

Crediamo che un dispositivo scenico debba essere qualcosa di “attivo”, aperto a una molteplicità di visioni, e di conseguenza capace di invitare il pubblico a porsi delle domande, o quanto meno a riflettere sulla questione proposta. Non credo sia possibile dare risposte, le parole perfezione e indefinito possono avere infinite accezioni. Ma di certo riguardano tutti noi, in gradi e ambiti molto diversi. Il gusto e il disgusto poi fanno sempre la loro parte.

4. La campagna di promozione tramite social network di Teatri di Vetro 9 si è basata ironicamente sull’assenza all’interno del Festival di personaggi come star o intellettuali/artisti, magari già morti. È questo un evidente riferimento al passato e all’oggi. Come si rapporta invece la vostra presenza al Festival rispetto al suo titolo – «la comunità che viene» –, che ci sbilancia fortemente verso il futuro? Verso che tipo di possibile o impossibile – seguendo l’hashtag #lacomunitàchenonviene– comunità ci stiamo proiettando?

L’unica risorsa per riuscire a pensare a un futuro consiste nel costruire una rete di solidarietà collettiva e di concreto scambio – al livello più alto possibile – di competenze, di posizioni, di opportunità, di ipotesi di sovversione dei codici e delle strade già segnate. Per quanto ci riguarda il far parte di una comunità è una delle “nostalgie” a cui siamo più legati e a cui siamo più problematicamente proiettati. Pur nell’allargare il nostro campo d’azione ad ambiti molto diversi tra di loro, ci sembra sempre più arduo trovare autentici elementi in comune. Ma non per questo vediamo impossibile una comunanza di intenti, di orizzonti, di modalità e strategie per continuare, insieme, la propria ricerca. E che la comunità arrivi davvero dunque, che ci si accorga di farne parte soprattutto, e che non se ne vada prima di aver moltiplicato le domande che quotidianamente ci poniamo.

Quando? 15 novembre 2015, h 18:00.

Dove? Carrozzerie N.O.T, via Panfilo Castaldi 28/A.

Perché? Per sostenere le giovani comunità artistiche e coreografiche, che giungono al richiamo di costruire una collettività che permetta ai giovani d’oggi di poter realizzare i propri sogni senza paura.

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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